Novembre 2020, pandemia, ci risiamo. La prima volta c’era la sorpresa, ora invece si vive una strana sensazione, sembra di essere sospesi in equilibrio sopra un filo. Parlando con un amico abbiamo convenuto che “oltre al fatto del non potersi vedere, il problema è che ci stiamo accorgendo che siamo privi di argomenti dei quali parlare… questa quarantena rischia di farci diventare automi”. Come un flash mi torna di nuovo in mente Equilibrium e con lui qualcosa che volevo scrivere già da tempo.
Il film magari lo conoscerete già, ma vi rinfresco la memoria e consiglio a chi non lo avesse visto di recuperarlo, in quanto non è nemmeno invecchiato così male. Equilibrium è un film fantascientifico dell’ormai lontano 2002 scritto e diretto da Kurt Wimmer. È ambientato nel 2072 in una città/stato chiamata Libria, nata dopo una serie di conflitti che hanno distrutto stati e popolazioni intere. Qui vi governa un dittatore, Il Padre, appoggiato da un consiglio, un nuovo ordine mondiale, che ha come priorità assoluta quella di evitare altre guerre. Come riuscirci? Obbligando ogni cittadino ad assumere giornalmente il Prozium, una droga che sopprime ogni tipo di emozione, annullando quindi anche ogni istinto di rabbia e violenza insiti nell’animo umano.
Libri, Musica, Quadri, tutto viene distrutto tramite l’ausilio di una sorta di polizia segreta per fare in modo che gli umani non ricordino, non gioiscano, non si commuovano e quindi non incorrano nel rischio di provare emozioni.
Libria è la foto di una Germania nazista nel 2072: gli imponenti monumenti e le statue sono coperti da drappi vistosi mentre la propaganda totalitarista del Padre viene fatta ascoltare giorno e notte dai megafoni cittadini. C’è ordine, disciplina. Ci sono i colori freddi di Berlino, dove è stata girata la maggior parte del film. C’è malinconia, depressione. C’è anche voglia di reagire, ma chi lo fa viene giustiziato. E un sacco di gente pensa che reprimere i sentimenti sia la soluzione migliore. Effettivamente le guerre non ci sono più.
A cosa pensate? Vi ricorda qualcosa?
Prendete Libria e portatela ai giorni nostri. Non siamo poi così lontani da tutto questo, o meglio, non lo vediamo più così impossibile come ci poteva sembrare nel 2002. Forse è proprio questo che ci fa sentire in equilibro sopra ad un filo, il rischio concreto di poter diventare quasi privi di emozioni, senza nemmeno aver bisogno che qualcuno ci somministri un farmaco.
John: Qual è il punto della tua esistenza?
Mary: Sentire. Tu non l’hai mai provato e non potrai mai saperlo ma è vitale come il respiro. E senza quello, senza amore, senza rabbia, senza dolore, il respiro è solo un orologio che fa tic tac.
Questo è uno dei dialoghi cardine di Equilibrium e trovo che esprima al meglio il momento che stiamo attraversando. Come dicevo in precedenza, nessuno ci ha somministrato niente, è bastato chiuderci in casa una volta, e poi due, per renderci conto di quanto ci possano mancare le piccole cose e di quanto soprattutto siamo fragili. Il tic tac diventa forte, troppo. È assordante al punto che arriviamo a sentire solo quello. Il tempo scorre e finiamo per non fare nulla.
Eppure abbiamo libri, musica, film… informazione.
Facciamoci una domanda: non siamo forse da troppo tempo focalizzati sull’evitare di provare emozioni negative, e ora che ci è stato dimostrato che è impossibile ci troviamo impreparati? Ci siamo troppo abituati a scappare dai problemi senza affrontarli, e ora ne paghiamo le conseguenze.
In Equilibrium un gruppo di ribelli cerca di riportare a Libria quello che poi è il titolo del film stesso, l’equilibrio. Lo fa a suon di arti marziali, combattimenti e sparatorie alla Matrix. A noi può bastare molto meno per il momento. Non è per niente facile ma concludo con l’augurio che tutti possiamo guardare oltre le difficoltà e trovare una sorta di equilibrio. In questo momento può solo far bene a noi e a chi ci circonda.
Vi lascio con una poesia di William Butler Yeats citata nel film dal titolo Egli desidera i vestiti del cielo, che fa parte della raccolta Il vento tra i roseti:
Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri
del giorno e della notte
dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera perché
cammini sopra i miei sogni.
William Butler Yeats, 1899