Con la scusa di un nuovo album ho deciso di portavi alla scoperta di un nuovo illustrissimo sconosciuto. Per farlo partiremo per un viaggio in Norvegia, tra atmosfere oniriche, sognanti e settantiane incontrando la chitarra di Bjorn Riis e i suoi Airbag.

Il gigante Norvegese è appena quarantenne e appartiene a quella generazione intermedia che può essere cresciuta a pane, Pink Floyd, Black Sabbath e Motorhead senza sentirsi assolutamente in colpa, anzi, riuscendo a capitalizzare al massimo influenze sia dal mondo metal che dal mondo progressivo.

Bjorn debutta come chitarrista con gli Airbag, gruppo da lui co-fondato nei primi anni duemila. Dopo tre EP auto prodotti, nel 2007 firmano per la Karisma Records e possiamo finalmente godere del loro primo album Identity. Si tratta di un debutto che potrebbe già dire tutto sia sulle sue abilità, che sulle qualità di quanto prodotto dai cinque norvegesi. Siamo di fronte a un rock progressivo Pinkfloydiano (Gilmouriano), ma moderno, settantiano, ma sicuramente post-prog che strizza l’occhio ai Porcupine Tree. Sounds That I Hear, Colors, Steal My Soul e How I Wanna Be sono semplicemente magia per le orecchie.

Per essere più concreti, gli Airbag suonano come i Pink Floyd di Gilmour se si fossero formati nel 2000. Suoni moderni e puliti, influenze metal presenti, ma raramente accentuate, tecnica ottima, ma puntano decisamente più sull’impatto emotivo. I loro pezzi sono sempre dei viaggi interiori; da un punto di vista emozionale ricordano in parte i connazionali Gazpacho. Fanno sicuramente parte nel movimento Post Prog (o Neo Prog, o Prog moderno, chiamatelo come volete), ma hanno radici squisitamente settantiane. La differenza con gli altri? La chitarra di Bjorn.

Dovete sapere che il buon Riis tra le altre cose gestisce il sito www.gilmourish.com, che si autodefinisce “la più grande risorsa sul suono di Gilmour presente sul web”. E al primo ascolto di qualsiasi sua canzone è evidente a tutti che il suono della chitarra dei Pink Floyd esce da ogni poro della pelle del Norvegese. A volte, chiudendo gli occhi, su alcuni dei suoi assoli, lo si potrebbe quasi confondere con Gilmour, cosa che non avrei mai creduto possibile per nessuno.

Il secondo capitolo targato Airbag è All Rights Removed, disco che contiene quello che non esito a definire uno dei pezzi progressive più belli degli ultimi trent’anni, ovvero Homesick. Un viaggio di oltre diciassette minuti che vorresti durasse una vita intera: parte acustico, entra il testo introspettivo e poi quando cominciano gli assoli ti viene semplicemente voglia di piangere.

Gli Airbag proseguono con il buon The Greatest Show on Earth nel 2013 e poi arriva il primo album solista di Riis Lullabies in a Car Crash l’anno seguente. Scopriamo che Bjorn è in possesso di una voce incantevole e che anche da solo può far sognare. Lullabies, e ancor di più il successivo Forever Comes to an End, gli danno finalmente modo di sfogare le sue evidenti influenze metal, cosa che negli Airbag era sempre rimasta relativamente nascosta. Per assurdo si tratta di dischi più acustici e rarefatti, ma che presentano talvolta un riffing al limite del doom. In particolare il suo secondo lavoro lo vedrei meglio in una discografia Prog/Gothic metal che in una di rock progressivo settantiano, principalmente a livello emotivo.

In mezzo è uscito quello che a oggi è ancora l’ultimo album degli Airbag Disconnected. Forse più orecchiabile dei precedenti, ma sempre ricco di tantissima emozione. Nel 2018 è arrivato un suo EP, seguito quest’anno dal nuovo album A Storm Is Coming. Un disco di pregevolissima fattura; come il precedente è sia più pesante, che più etereo con le tastiere che svolgono una funzione atmosferica fondamentale. Come sempre la sua chitarra regna sovrana con degli assoli puntualmente da lacrime agli occhi.

Né gli Airbag, né Riis solista propongono nulla di rivoluzionario, nel senso che non inventano generi nuovi e non ne mischiano nemmeno troppi assieme. La vera differenza la fa la chitarra, più in particolare il suono. Appena parte un assolo, lungo o breve che sia, non si possono non drizzare prima le antenne e poi tutti i peli del corpo. Sembra di sentire Gilmour, ma non è Gilmour, ha chiaramente una sua personalità distinta. C’è tecnica, classe, emozione, sentimento, tutto assieme. Se David non fosse più tra noi inizierei a credere in una qualche forma di reincarnazione, quantomeno parziale. Magari magia Nordica?

Appunto. Non essendo mai stato in Norvegia non sono forse la persona più adatta per dirlo, ma ascoltando gli Airbag e soprattutto i suoi dischi solisti, mi sembra di respirare l’aria del nord. Mi immagino queste atmosfere rarefatte, ritmi lenti, ma suadenti, la nebbia, il bianco, la neve, il respiro. Il tutto accompagnato da una chitarra maestosa e da voci sussurranti. Probabilmente non sarà così, ma pensarlo riesce addirittura a migliorare un’esperienza sonica già di per sé di altissimo livello. Fatevi un favore, ascoltate la cassetta, fatemi sapere cosa ne pensate e diffondete il verbo, merita di più.

Luca Di Maio

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