Se David Gilmour fosse nato negli anni Settanta e fosse cresciuto a pane e heavy metal, sarebbe Bjorn Riis. Oppure il contrario, non cambia niente. Questo gigante buono norvegese, dopo il meraviglioso A Day At The Beach con gli Airbag, ritorna alla sua carriera solista e ci regala quello che forse è il suo lavoro migliore.
Everything to Everyone è un disco di rock progressivo moderno in grado di sfidare i giganti, pur nella sua semplicità. Appartiene a quel mondo che io chiamo spesso Post Prog, oppure più altezzosamente Progressive emotivo. Non si ascolta Bjorn Riis per cercare tecnica e complessità, non lo si ascolta aspettandosi pezzi compositi con più cambi di tempo che minuti; lo si ascolta per essere toccati dentro. È un po’ come paragonare Wish You Were Here alle cose più barocche di Emerson, Lake & Palmer. Il piano è completamente diverso.
Come ho già discusso in passato, gli Airbag erano sicuramente più Gilmouriani rispetto all’opera solista di Riis, nella quale il chitarrista riversava anche le sue origini metal, principalmente grazie a un riffing assente dal suono del gruppo. A partire da A Day At The Beach le coordinate sono leggermente mutate in quanto l’elettronica ha fatto capolino nel sound degli Airbag andando a rimuovere parte di quel sogno Pinkfloydiano; che è evidentemente così parte dell’io di Bjorn da trovare comunque una strada ricomparendo in Everything to Everyone. Non che manchino sia gli assaggi di metal, che quelli di elettronica, ma trovo che sia il suo album solista in cui la canalizzazione di Gilmour si è fatta più completa.
Run rappresenta una apertura anomala in cui il carattere più roccioso si mostra in maniera piuttosto incisiva; forse un po’ troppo rispetto al resto del disco. Poi partendo da Lay Me Down inizio a perdere le parole. Bjorn duetta vocalmente con la cantautrice norvegese Mimmi Tamba, che ritornerà nella titletrack, in uno dei tanti passaggi del disco in grado di spaccare il cuore in due. Il pezzo dura undici minuti e quasi non ci si rende conto che per tre quarti non è nemmeno cantato, chiudendosi in una sorta di jam solisticamente esaltante.
The Siren era già riuscita a uccidermi come singolo, alzando enormemente le aspettative per il disco. Un suadente pianoforte prende per mano la chitarra acustica di Bjorn in un racconto di qualcuno che sta osservando una ballerina. Quando entra l’assolo ancora una volta possiamo chiudere gli occhi e vedere l’immenso Gilmour, seppur con una folta barba nordica.
Every Second Every Houry supera i tredici minuti, riprendendo in mano le influenze doom già viste su dischi passati, alternandole ai soliti passaggi rarefatti. Si estende poi nella strumentale Descending, il pezzo più opprimente del disco, in cui l’elettronica crea una sensazione claustrofobica di discesa verso gli inferi, chiusa dalla dolce malinconia della titletrack. La sensazione prevalente dopo l’ascolto è comunque una sorta di catarsi positiva, sicuramente più yang rispetto allo yin di molti altri suoi lavori.
È un album semplicemente incantevole. Mixato e prodotto egregiamente, utilizza la semplicità degli espedienti stereo in un modo quasi dimenticato ai giorni nostri; andando ancora volta indietro agli anni settanta senza essere meramente un omaggio. Non dimentichiamo che Bjorn Riis ha un lavoro normale, una famiglia normale e una vita normale come tutti noi; infatti i suoi concerti si contano purtroppo sulle dita di una mano. Questo per capire che forse non sono necessari budget milionari per far suonare un disco nel modo in cui deve suonare.
Con A Day At The Beach degli Airbag e Everything to Everyone abbiamo in Bjorn Riis un artista che si sta avvicinando ai vent’anni di carriera e a nove album in studio, in quello che non esito a definire il suo picco creativo. Quindi sfatiamo questo falso mito che vuole i primi due o tre lavori essere sempre i migliori; la produzione musicale dei grandi artisti è una cosa complessa, guidata dagli elementi più disparati, fatta di alti e di bassi, che possono occorrere in qualunque momento della sua storia. Noi dobbiamo solamente essere bravi a metterci in ascolto per quello che ci fa vibrare nelle frequenze giuste; e Bjorn Riis per me è sicuramente uno di questi.
Luca Di Maio
Ho anche aggiornato la Gran Selezione. Un torrente di emozioni.