Partiamo dalla fine: Bohemian Rhapsody fallisce sia come film biografico, che come film in generale. È inaccurato quanto la storia riscritta dopo una guerra e non comunica abbastanza dal punto di vista emotivo. Non riesce a farti interessare a nessuno dei protagonisti e tecnicamente è profondamente deludente. Di fatto fallisce sotto tutti i punti di vista, ma andiamo con ordine.

No, non andiamo con ordine. Sono deluso. Se avete letto il mio altro pezzo sui Queen, saprete che non sono il classico mega-fan, ma che ho un grandissimo rispetto per quello che la band ha fatto durante la sua storia ventennale, quindi vedere un risultato così mediocre mi turba oltre ogni comprensione.

Cominciamo col dire che buonissima parte di quello che vedete nel film non è successo, o almeno non è successo nel modo descritto. Senza essere un super esperto già sapevo che i Queen non si sono mai sciolti, infatti erano in tour pochissime settimane prima del Live Aid, Freddie non seppe di essere sieropositivo prima di un paio di anni dopo l’evento, e lo disse agli altri membri del gruppo molto tempo dopo. I veri nerd hanno poi compilato delle liste infinite di altre invenzioni, più o meno rilevanti. Tuttavia, se servissero per creare una storia piena di significato, se fossero necessarie allo sviluppo dell’arco emotivo del protagonista le accetterei anche, ma purtroppo non è così.

Faccio un paragone oltraggioso con la fiction RAI su Rino Gaetano Ma il cielo è sempre più blu. Se possibile come ricostruzione storica e personale è ancora più inaccurata di Bohemian Rhapsody; quando uscì si incazzarono tutti come delle pantere, ma a livello narrativo è una perla sconosciuta. Il personaggio di Gaetano è definito meravigliosamente, il suo arco è chiuso e quando finisce il film ti senti devastato, ti senti di amarlo anche se non lo conosci, nonostante tutti i suoi difetti. Il Freddie del film è vuoto, non si capisce veramente cosa lo muove e cosa lo frena. Non lo puoi amare se non lo capisci e per assurdo le poche scene che lo ritraggono negativamente, lo fanno uscire molto peggio di quello che vorrebbero perché non hai potuto stringere un vero legame con il personaggio. Non parlo poi del resto dei Queen in quanto sono sostanzialmente dei cartonati, identici agli originali dal punto di vista estetico, ma più vuoti del cervello di Bobo Vieri.

Il problema riguardo il personaggio di Freddie lo vedo risalire per buona parte ad una sceneggiatura scritta per fare contenti tutti. Tenerlo il più pulito possibile così Brian May e Roger Taylor possono continuare a fare i miliardi in tour con quell’altro cartonato di Adam Lambert. Rami Malek è bravo, ma terribilmente caricaturale. Non lo vedo interpretare un personaggio, lo vedo interpretare una persona; e la differenza è sostanziale. Di sosia ce ne sono mille, con il giusto allenamento quasi tutti possono copiare le movenze di Freddie Mercury, ma solo un grande attore riesce ad entrare dentro a un personaggio e farlo suo dal punto di vista emotivo. Qui manca. Abbiamo i dentoni, abbiamo le mossette, ma manca l’empatia. Alla fine del film ho quasi pianto per Rino Gaetano, non avrei mai pianto per Freddie.

Le tanto decantate scene dei concerti dove Rami Malek riproduce alla perfezione ogni singolo movimento di Freddie non sono poi così esaltanti. Quelle dei concerti anni ’70 sono ben fatte, mi sono sembrate spontanee e realistiche, spesso sembrava davvero di vedere un vecchio concerto. Invece il Live Aid è una delusione incredibile. Sembra di essere a teatro a vedere il musical We Will Rock You. E’ tutto finto, una messa in scena: chiaramente sappiamo tutti esserlo, ma non ce lo dimentichiamo mai. Malek non è più naturale, soprattutto quando si muove sul palco, e anche il pubblico è terribilmente finto. Hanno voluto fare troppo e non gli è rimasto niente.

Mi sono piaciute molto le scene di scrittura e registrazione dei pezzi. Per un attimo sono riusciti a farti percepire la famosa magia dei Queen. Quella scintilla creativa, darti l’idea di come si può manifestare, e come solo il genio la può tramutare in qualcosa di immortale. Sicuramente potevano essercene di più, ma almeno queste me le tengo strette.

Di certo le mille peripezie relative alla sua realizzazione non hanno aiutato. Prima che il film andasse realmente in produzione sono cambiati due registi, due sceneggiatori e l’attore protagonista. A due terzi di film girato è stato licenziato Bryan Singer e sostituito alla regia da Dexter Fletcher. Film nato male? Può darsi, ma non è di certo una giustificazione, se possibile è una mancanza di rispetto ancora maggiore.

Sicuramente sono riusciti nella grande impresa di non fare né un film, né un documentario. Non c’è storia, non c’è accuratezza storica e non c’è nemmeno grande qualità cinematografica. L’impresa era titanica, di più complicato mi verrebbe in mente solo un film biografico su Michael Jackson. Tuttavia qualcuno in passato è riuscito a fare un gran film su Johnny Cash, quindi anche su Freddie Mercury si poteva, e si doveva, fare di più.

Chiudo ribadendo quanto detto sull’altro pezzo sui Queen: se volete riscoprire la loro magia guardate documentari, leggete libri e, soprattutto, ascoltate i dischi! Jazz, Hot Space, The Works, A Day At The Races, Queen, Queen II, gli ultimi tre, tutti! Non limitatevi ai Greatest Hits, andate a scoprire le perle nascoste che non conosce nessuno, prendete tutti i dischi dal vivo, ascoltate la nostra Cassetta che vi riproponiamo; solo così potrete entrare veramente dentro la loro testa, e sicuramente lo farete meglio di come lo hanno fatto per creare Bohemian Rhapsody.

Luca Di Maio

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