I trend di Netflix sono interessanti da osservare già in circostanze normali, quando fioccano titoli clone di fenomeni da botteghino (come Polar, ben più che un ammiccamento a John Wick) o riproposte a tema (vedi  Rim of The World in seguito al successo di Stranger Things). È una specie di Truman Show al contrario, dove noi siamo l’esperimento sociale con un telecomando in mano.

Così dall’inizio del lockdown che ha coinvolto l’Italia e tutto l’occidente, non sorprende che il palinsesto di Netflix sia presto riempito di titoli che mostrano il sentimento di prigionia, ansia e claustrofobia delle persone. Parlo di film come Quarantena (Quarantine, 2008), fiacco remake dello spagnolo Rec, o Il Buco (The Platform, 2019), che non ho ancora avuto modo di vedere… ma di cui è facile intuire il clima. Tra mostri, zombie e situazioni di confinamento poi perderemmo la giornata a fare l’elenco.

Credo però che sopra questi ci sia una pellicola che rispecchia molto più da vicino le circostanze a cui da più di un mese a questa parte siamo costretti, e non è certo una situazione da film horror. Parlo di Ricomincio da capo (Groundhog day, 1993, Harold Ramis), un classico della commedia americana con Andy MacDowell e l’incredibile Bill Murray.

La trama è semplice. Il meteorologo televisivo Phill Connors è costretto a ripetere all’infinito la stessa giornata, e non una piacevole bensì quella che più di tutte odia durante l’anno: il giorno della marmotta. Spedito per l’ennesima volta nella cittadina di Punxsutawney, in Pennsylvania, il riluttante Phill si risveglia ogni mattina alle 6 e deve ripetere la stessa giornata, all’infinito. Il protagonista rende sin da subito evidenti la sua personalità spigolosa (egoista, nichilista e cinico) e il suo odio per la cittadina e la festività, che esiste davvero.

Questo concetto di time loop non era nuovo al tempo, ed è stato utilizzato anche di recente per altre pellicole, tra cui mi vengono in mente Edge of Tomorrow, sci-fi gradevole che unisce l’idea del loop temporale a un setting che ricorda quello di Starship troopers, o un episodio di Star Trek Discovery: Magic to Make the Sanest Man Go Mad.

Ci sono però molti elementi che rendono Groundhog Day una vera perla nel suo genere rispetto a tanti suoi epigoni, paralleli, cloni e predecessori.

Il primo elemento è la presenza di Murray, ma per evidenziarne la grandezza come personaggio sia dal punto di vista performativo che quasi filosofico dovrei fare un articolo monografico a parte. E sarebbe inutile, visto che il web pullula di pagine che elencano le sue eccentricità, o gruppi Facebook che ne venerano la figura quasi messianica.

Il secondo elemento è più profondo. In molti prodotti di fiction il time loop viene utilizzato dai protagonisti come stratagemma per accumulare conoscenze e risorse per risolvere un problema, nel caso di Ricomincio da Capo non è così. Già poco dopo essersi abituato alle nuove circostanze, infatti, il protagonista utilizza le nozioni accumulate per risolvere situazioni o avere vantaggi personali.

Ben presto si accorge che questi suoi successi non lo rendono felice.

C’è un proverbio riproposto da vari autori in varie salse, che di persona ho sentito formulato in questo modo: «Vuoi essere felice per un’ora? mangia del pesce. Vuoi essere felice per un giorno? vai a pescare. Vuoi essere felice per un mese? sposati. Vuoi essere felice per un anno? eredita una fortuna. Vuoi essere felice per una vita? aiuta gli altri.».

Il tema del film, come ammesso dallo stesso Ramis, è la crescita personale. Non si parla solo di abilità acquisite e auto-miglioramento, cose che ovviamente contribuiscono all’evoluzione del personaggio verso il suo felice epilogo personale.

Un altro e non trascurabile tipo di crescita è lo spostamento dell’attenzione di Phill da sé stesso agli altri, ed è questo il vero punto di svolta nel film. È interessante scoprire che il termine “Groundhog Day”, come espressione, è stato poi usato in diversi contesti come riferimento gergale all’ascensione spirituale.

Visto che l’internet è un luogo orribile e meraviglioso, nerd di tutto il mondo hanno cercato di calcolare quanto tempo possa aver passato il nostro protagonista nel loop temporale, con le stime più accurate che indicano 12.395 giorni.

La spiegazione che mi affascina di più è quella data dallo stesso Ramis: secondo la dottrina buddista servono 10.000 anni a un’anima per evolvere al nuovo livello, quindi in senso spirituale l’arco narrativo di Ricomincio da capo dovrebbe considerarsi esteso per questa durata.

I parallelismi tra le vicende di questo film e la nostra quotidianità attuale penso siano evidenti. Non so se a voi capiti di fermarvi a pensare quale giorno della settimana sia, se lunedì, giovedì o domenica. Siamo immersi in una sorta di loop, se non temporale, fatto di routine quotidiane, gli stessi luoghi (di casa nostra) e la mancanza di novità. Traete le vostre conclusioni dopo la visione; il film è un MUST comunque per tutti, anche solo per la presenza di Murray.

Andrea Luca Montefiori

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