L’altra sera ho guardato Kong Skull Island, un film godevole pieno di mostri giganti che si danno sberle fortissime, attori relegati a marionette sullo sfondo e idee scippate citate da alcuni classici del cinema. Qua si attinge a piene mani da film come Jurassic Park e Apocalypse Now… c’è pure il meglio di Moby Dick in una certa misura. Benché sia un film che si fa vedere volentieri, non c’è una sola idea originale. Dico questo perché oggi voglio parlarvi di Kong Skull Island? No. Per questo vi rimando all’ottima recensione di Stanlio Kubrick ne i400calci.
Dico questo per introdurvi la citazione dal film di cui voglio scrivere oggi:
“Sai come faccio a sapere che è la fine del mondo Lenny? Perché tutto è già stato fatto, capisci? Ogni genere di musica è stata provata, ogni genere di governo è stato provato, capisci? Ogni cazzo di pettinatura, ogni orrendo gusto di gomma da masticare, i cereali per la colazione, ogni tipo di schifoso… capisci che intendo? Che ci resta da fare? Come faremo a sopravvivere, per altri mille anni?”
È uno dei protagonisti di Strange Days a parlare, Max. Siamo vicini alla vigilia di capodanno del 2000 (sì, duemila), con tutte le paranoie per la fine del mondo, che alcuni tra noi ricordano: il famoso Y2K. E la fine del mondo, per Max, coincide con la fine delle idee.
Max è un visionario che rompe la quarta parete, anche a 25 anni dall’uscita del film. La quarantena in cui ci troviamo ci fa temere una fine del mondo come lo conosciamo. E a cosa abbiamo assistito nell’ultimo decennio? Anche solo dal punto di vista cinematografico: reboot, remake, un’ostinata perpetuazione di franchise di venti, trenta, quarant’anni fa. Non suggerisco alcun collegamento tra le due cose, eh, però fa ridere il parallelismo; e le risate sono amare.
Strange Days è ambientato in una sorta di retrofuturo con molte similitudini con il nostro passato recente, l’unica variazione è l’esistenza di una tecnologia che permette di registrare e rivivere i ricordi, propri o di altri.
Qui Max è di nuovo un profeta. L’idea dei ricordi che si possono registrare e rivivere, infatti, è stata usata anche in un episodio di Black Mirror del 2011: Ricordi pericolosi (The Entire History Of You). Sempre in Black Mirror, nell’episodio Black Museum (2017), tra le reliquie c’è un apparecchio che ti permette di ricevere le sensazioni fisiche di un’altra persona tramite un ricevitore. Insomma, le idee si ripetono.
Lasciamo ora Max e la sua concezione di fine del mondo per inquadrare il protagonista della storia, Lenny Nero (un fenomenale Ralph Fiennes). Di mestiere Lenny fa lo spacciatore di ricordi altrui, o come gli piace dire: babbo natale del subconscio. Il mercato dei ricordi è fiorente – oltre che illegale – e permette una serie di trip megapesi all’interno della storia che non ho intenzione di spoilerarvi.
Lenny è sfacciato, cinico, diretto e senza scrupoli. Ma ha anche dei difetti, primo tra tutti il fatto di essere vittima della stessa droga che spaccia. Una volta rincasato al termine di un “turno di lavoro” Lenny si adagia sul divano, applica il suo dispositivo sulla testa e si inietta una carrellata di ricordi che riguardano la sua ex: Faith (Juliette Lewis). Come gli dice la stessa Mace (coprotagonista interpretata da una tonicissima Angela Bassett) è del tutto “Elettroperso”.
Prima di giudicare male il nostro Lenny pensate bene a quanto siamo simili in lui, soprattutto ora. Ho visto molti condividere foto di ricordi sui social nelle ultime settimane: estati passate, amici, musica, eventi. Quante foto e video avete rivisto dei vostri momenti felici? Avete spulciato quelle con i vostri ex? Non giudico badate bene, anche perché se scagliassi la proverbiale prima pietra mi prenderei in piena faccia.
Ma faccio un “tana salvi tutti”: per noi è una condizione imposta dalle circostanze della quarantena. Ogni volta che Lenny si connette lo fa per scelta, anche se avrebbe delle ottime alternative; tipo Angela Basset.
Strange Days è invecchiato benissimo anche con la sua patina anni Novanta. Dalle idee di una sola pellicola si potrebbero tirar fuori due stagioni di Black Mirror. Tratta temi che sono ancora attualissimi oggi: razzismo, classismo, corruzione, dipendenza dalle droghe e dalla tecnologia. Risulta futuribile senza lucine colorate e fuochi d’artificio in CGI, e ha i suoi momenti di tensione e azione.
Prendiamo il personaggio di Mace, che è inserito nel film per aggiungere un po’ di pepe e azione nella pellicola. Prima osservazione, personale: Mace è una donna forte, intelligente, indipendente; e ottiene tutto questo senza sembrare un’arrogante spocchiosa spaccamaroni (sì, Captain Marvel, parlo di te).
Dal punto di vista action non è seconda a nessuna: si muove veloce, è risoluta, spara e fa le sue stunt di combattimento senza che il tutto diventi una porno-coreografia di mosse oltre il limite dell’umano, coma sembra che gli Studios si sentano in dovere di farci sorbire da vent’anni a questa parte. Non fraintendiamoci, sono a favore delle scene di combattimento e azione, ma da quando i Cinecomics hanno avuto la meglio sembra che siano inserite in ogni genere come pezze per riparare buchi di trama, mancanza di idee e coraggio: il punto è che quando il tuo vestito è fatto solo di pezze, hai in mano uno straccio.
Vi lascio alla visione del film e faccio mie le parole della segreteria telefonica del nostro Uomo Magico: “Sono Lenny. Cosa ti passa per la testa?”.
Andrea Luca Montefiori