La quarantena in teoria è finita, ma in pratica buona parte di noi è ancora chiusa in casa (e va bene così). E soprattutto, ancora niente concerti per chissà quanti mesi, quindi MangiaCassette continua a spron battuto con la rubrica ora denominata “Concerti in Fase 2”. Se volete vedere le pubblicazioni dei live in tempo reale vi consigliamo di seguire la nostra pagina Facebook.
The Police
Continuiamo con un gruppo spesso sottovalutato; per quanto Sting sia diventato quello che è, vedo i Police spesso accomunati a del pop commerciale senza ne parte ne arte e questo è un grande errore. La prestazione che proponiamo spero ve lo faccia notare.
E poi, dove lo troviamo un gruppo che ci suggerisce di “mandare un messaggio nella bottiglia” (ne abbiamo bisogno) e allo stesso tempo nota “ogni tuo respiro” dicendoti di “non starmi così vicino”?
(Luca Di Maio)
Yanni
Volete festeggiare l’allentamento della quarantena? Volete una colonna sonora che faccia da sfondo alla vostra euforia?
Ecco selezionata per voi una vera chicca: Yanni.
Il mondo è ancora diviso tra oriente e occidente e purtroppo questo fantasmagorico compositore e pianista di origini greche non ha, nel nostro paese, la risonanza che merita. Eppure ha una carriera di tutto rispetto:
Nel 1992 ha vinto i Grammy Award per l’album “Dare to dream”, ma la sua consacrazione è arrivata l’anno successivo con il concerto dal vivo “Yanni live at the Acropolis”, nello scenario senza tempo del teatro di Erode Attico ad Atene. Nel 1997 gli è stato concesso l’immane onore di poter suonare un intero concerto presso il Taj Mahal, evento più unico che raro data la sacralità del luogo. Dopo il grande successo del concerto in India, vari stati orientali gli hanno concesso di riempire di note altri luoghi quasi inaccessibili per gli artisti occidentali: la Città Proibita in Cina, il Cremlino, il Burj Khalifa, le piramidi egiziane, la Grande Sfinge di Giza e il Teatro Romano di Cartagine. I suoi concerti in giro per il mondo hanno sempre fatto registrare il tutto esaurito vedendo la collaborazione di grandi nomi internazionali, come la cantante Chloe Lowery.
E dire che Yanni è un pianista autodidatta, nato da un banchiere e da una casalinga, i cui studi in Minnesota hanno seguito un percorso psicologico. Poi però nonostante non sapesse leggere nemmeno una nota, decide di voler provare la carriera musicale unendosi alla rock band Chameleon, della quale era il principale autore delle musiche. Quando decise di scrivere il primo album da compositore, non potendo scrivere le note, si limitò a suonare le parti di ogni strumento al pianoforte, mentre un direttore d’orchestra di impegnò a trascriverle al suo posto.
La sua storia reale è decisamente quello che piace a me: tanto assurda da sembrare la trama di un film. Troppo bella per essere vera.
Basta parlare, ora lasciamo spazio alla musica. Alzate il volume a palla, chiudete gli occhi, spostate i mobili e createvi un spazio per ballare, perché vi assicuro che non riuscirete a stare fermi. Vi lascio al live tenutosi alla Città Proibita in Cina.
(Elena Liverani)
Porcupine Tree
Potevo scegliere tra varie esibizioni dei Porcupine Tree e non avrei sbagliato. Tuttavia il live “Anesthetize” tratto dal tour di supporto a “Fear of a Blank Planet” è quella che preferisco.
Il periodo 2007/2008 è stato il canto del cigno dei Porcupine Tree come gruppo, di lì a poco avviati verso la trasformazione in progetto solista di Steven Wilson.
Gavin Harrison è devastante, ci sono poche parole per descriverlo e qua è al top. Barbieri ed Edwin sono come sempre timidi, mentre il quinto incomodo John Wesley è l’inatteso MVP del concerto con una prestazione vocale strepitosa. “Way Out of Here” e “My Ashes” sono la sua firma indelebile nella discografia dei Porcupine Tree, seppur solo dal vivo.
Steven Wilson è carico come non era mai stato prima. Inizia finalmente a scrollarsi di dosso quella timidezza che si è fatta sempre meno invadente fino ai giorni nostri, dove è un vero e proprio showman a tutto tondo.
Niente, mi ripeto, cuffie o stereo con volume altissimo e godimento estremo. Ah, anche un po’ di depressione, ma quando si parla di Steven Wilson è normale.
(Luca Di Maio)