Nuovo episodio di “Fosforo”. L’obiettivo è sempre quello di ricordarvi cose, punzecchiare la vostra mente, focalizzare la vostra attenzione e svegliarvi dal torpore. Oggi trovate quattro pillole da tre MangiaCassette diversi.
Come sempre ci facciamo aiutare da supporti video e dalla playlist “Fosforo” che aggiorneremo ogni volta con le nuove pastiglie dell’elemento miracoloso.
Fosforo sta avendo un suo un suo sviluppo anche sul nostro sempre più seguito canale Instagram. Stiamo producendo dei brevi video nelle storie in cui parliamo degli stessi temi e condivideremo immagini di video, citazioni e altro materiale.
E ora andiamo avanti.
Kwoon da togliere il fiato
Un uomo lasciato solo sulla cima del Monte Bianco a 3870 metri di quota. Con sé ha una chitarra, un mixer, uno smartphone, una go-pro, le cuffie, un drone e poco altro. Non è la trama di un film survival, ma è una delle performance girate in presa diretta, del progetto solitario Kwoon di cui fa parte il musicista e compositore parigino Sandy Lavallart.
Sandy, spinto dalla clausura imposta dal lockdown e conseguente blocco dei tour, ha trovato un modo per non smettere di viaggiare e fare musica ideando un tour attraverso una serie di luoghi molto suggestivi e isolati, suonando in cuffia immerso in un panorama mozzafiato.
Oltre alla già citata performance sulla cima “Aiguille de Triolet” sul monte Bianco ci sono i videoclip (in versione live e alcuni anche making of) di: Vulcano la Rilla (Isole Canarie, Lanzarote), Famara Cliffs (Isole Canarie, Lanzarote), Vulcano Corona (Isole Canarie, Lanzarote) e “Tevennec Haunted Lighthouse” (Francia, Finistère).
“Sono felice di poter condividere i miei esperimenti sonori in luoghi così sublimi e maestosi, dove ci sentiamo infinitamente piccoli, soprattutto in questo momento in cui tutti si sentono privati della propria libertà”
Il sound proposto dal progetto Kwoon è un post-rock apocalittico molto floydiano e si sposa alla perfezione con l’esperimento. Non possiamo non rimanere incantati guardando a bocca aperta i panorami senza essere avvolti dalla melodia, a tratti struggente ma così liberatoria, da trasmetterci almeno per qualche istante quello che ha provato Sandy in quei momenti.
(Fabio Baroncini)
Sirens of Jupiters – The Olympians
(Sara Capoferri)
Paul Weller e il suo Fat Pop (Vol. 1)
Paul Weller sta invecchiando fottutamente bene.
Per nulla stanco di fare musica, di sperimentare senza limite alcuno, ha lui stesso dichiarato che suonare gli serve per respirare.
Infatti Fat Pop (Volume I), sedicesimo album da solista del buon Paul uscito il 14 maggio, è nato nella scorsa primavera durante il lockdown e solo dopo averlo completato il cantante ha inviato le tracce ai componenti della band con i quali lo ha definito in remoto e successivamente registrato in studio.
Il disco si apre con Cosmic Fringes brano post – punk che immediatamente ci fa capire con chi abbiamo a che fare, semmai a qualcuno servisse ancora.
Il titolo, Fat Pop, Pop pingue, è esplicativo delle diverse sfaccettature della musica pop che Weller richiama nelle dodici tracce dell’album. Non esiste uno stile predominante, anzi, è come un caleidoscopio di note che segue un percorso preciso che dal post-punk arriva al future-wave, al synth-pop e al pop puro.
È un disco ordinato, fatto bene, piacevole, che si lascia ascoltare.
Ci sono alcuni feat. come quello con Lia Metcalfe, cantante dei The Mysterines, in True, quello con Andy Fairweather Low in Testifye quello con la figlia Leah con la quale ha composto Shades of Blue.
Già fissate le date del tour per il prossimo anno, verrà anche in Italia.
Insomma, anche a sto giro Weller non ci ha delusi.
(MaRo)
Myles Kennedy e il pezzo rock del decennio
Non so se avrò voglia di scrivere una articolo esteso riguardo il nuovo album di Myles Kennedy The Ides of March, ma DEVO assolutamente parlare della titletrack. The Ides of March appunto è la Blackbird del 2021, è il pezzo rock che mancava all’appello da quasi quindici anni, è una di quelle canzoni che riesce a farti dire “ehi, sveglia! Nel 2021 si può ancora fare del rock di chitarra senza risultare triti, ritriti, noiosi e senza senso”.
Già, perché i suoi Alter Bridge è da ABIII che non ne beccano una, a parte i pezzi più elaborati di Fortress e The Last Hero. Ed è un peccato dato che nel 2010 li consideravo ancora la più grande speranza per il rock mondiale. Fortunatamente Myles Kennedy solista tiene alta bandiera, già il suo primo album Year of the Tiger non era affatto male (Love Can Only Heal e The Great Beyond sono canzoni di altissimo livello), ma con la titeltrack di The Ides of March è riuscito a raggiungere vette toccate solo con Blackbird, la canzone.
Il punto è: ascoltatela. Perdetevi nei passaggi flamenco, in quelli profondi, in quelli sussurrati, nei cambi Maideniani e in quel sottotesto Zeppeliniano che mai aveva così tanto permeato i suoi lavori. Myles, ascolta un cretino, molla gli Alter Bridge e continua a volare da solo!
(Luca Di Maio)