Esiste questa credenza popolare che vede il fosforo come elemento miracoloso per la memoria; noi sfruttiamo questa sua nomea per una nuova rubrica ricorrente intitolata “Fosforo”.

L’obiettivo è quello di ricordarvi cose, punzecchiare la vostra mente, focalizzare la vostra attenzione e svegliarvi dal torpore. Inizialmente a cadenza quindicinale proporremo un numero variabile di argomenti, generalmente artisti o canzoni, e ve ne parleremo in breve. Senza fronzoli e cerimoniali. Possono essere artisti conosciuti un po’ dimenticati, artisti sconosciuti che meritano di più, un video che ci ha colpito; qualsiasi cosa. Saremo spesso aiutati da supporti video e sempre supportati dalla playlist “Fosforo” che aggiorneremo ogni volta con le nuove pastiglie dell’elemento miracoloso.

“Fosforo” avrà un suo sviluppo anche sul nostro sempre più seguito canale Instagram. Produrremo dei brevi video nelle storie in cui parleremo degli stessi temi e condivideremo immagini di video, citazioni e altro materiale.

E ora cominciamo.

RUSSIA – IC3PEAK

Tutti sono stati travolti dell’ondata ipertrash generata da Ciao 2020; il programma russo ha determinato un’esplosione mediatica non indifferente oltre che un interesse sempre crescente verso lo stato governato da Vladimir Putin. Ammetto di essere molto affascinato da questa (folle) cultura, tuttavia la scoperta degli IC3PEAK è stata totalmente casuale. Un loro videoclip viene condiviso dalla pagina Facebook dei Covenant, mi aspetto un gruppo EBM e invece quello che mi trovo davanti è questo. (Ah, milioni di visualizzazioni, ma scommetto che in Italia li conosciamo in pochi)

Capolavoro. Riesco a esclamare solo questo. Mi ritrovo turbato e allo stesso tempo estasiato da quello che ho appena visto.

E chi sono? IC3PEAK è un duo di musica elettronica sperimentale, anzi come loro tengono a definirsi: “un progetto audiovisivo”. I loro videoclip lo dimostrano ampiamente: strani, folli, disturbanti. Bucano lo schermo con la loro presenza. I video sono tutti delle gemme, la loro musica è da ascoltare, il russo è da digerire. Dategli una possibilità.

(Fabio Baroncini)

NON – THE ZEN CIRCUS

Il 22 gennaio è uscito il nuovo singolo degli Zen Circus Non, estratto dall’ultimo convincente album L’ultima casa accogliente. Non ho voluto fare una recensione, ma ne approfitto per scrivere queste due righe riguardo un lavoro che ho apprezzato tantissimo. Dopo aver sentito Appesi alla Luna (che non amo così tanto) e aver visto la copertina dell’album, ho subito capito cosa mi sarei trovato davanti. Il circo Zen si spoglia, si mette a nudo, si racconta, abbassa la guardia mettendo da parte astio e critica sociale. Si ammosciano? Un po’. Perdono credibilità? Nemmeno un po’. Dopo la partecipazione a Sanremo Appino e soci rimangono sulla stessa strada, quella che va dal garage alla passerella, ma senza snaturarsi. Ne consegue un album introspettivo; più triste, più pop, meno indie, ma sempre Zen Circus. I testi sono come sempre pepite d’oro nel panorama italiano. Bravi.

Appino dal vivo è la dimostrazione di come un pezzo praticamente pop si trasformi in un brano totalmente diverso. Graffiante, di strada, struggente.


Gli Zen Circus su Non

“Con questa preghiera per negazioni, cantiamo i nodi di un’esistenza in perenne equilibrio fra quello che vorremmo e quello che riusciamo a mostrare di noi. Appunti sparsi di una liberazione: dall’abitudine alla mancanza di felicità, dalla palude del rimanere fedeli a se stessi, dalle consuetudini che ci confortano tanto quanto ci immobilizzano. Così, paralizzati dalla paura sul sedile posteriore di un’auto lanciata sulla strada, senza nessuno al volante, non ci accorgiamo che la sete di controllo è tutto ciò che ci allontana da chi siamo veramente.”

(Fabio Baroncini)

Silent Chambers – quando non ti spieghi come un gruppo possa essere così sconosciuto

Ho scoperto questo gruppo olandese perché il cantante Jeroen Voogd ha prestato la voce ad alcuni pezzi dell’ultimo album dei Maiden United. La cover band jazz/acustica degli Iron Maiden ha purtroppo toppato in pieno per la prima volta, ma Jeroen non ha mancanto di farsi notare dal sottoscritto grazie delle bellissime versioni di The Number of the Beast e Alexander The Great.

Voce meravigliosa. Calda, graffiante, espressiva, emotiva. Perfetta per della musica acustica con un po’ di mordente. I Silent Chambers si fregiano di “non aver fatto male a nessuna chitarra elettrica o batteria durante la registrazione” di Thousand Victories, il loro unico album uscito nel 2018, e chiaramente non ne hanno avuto bisogno perché il disco è meraviglioso.

Per descriverli in modo comprensibile ai più si potrebbe dire che suonano come la colonna sonora di Into the Wild di Eddie Vedder con più elementi folk e una voce leggermente più graffiante. Non credo di andarci molto lontano.

Su Spotify hanno 9 ascoltatori al mese e su BandCamp meno di 20 contribuenti. E io non ci sto dentro. Questo è un disco con un bacino di utenza pressoché infinito; orecchiabile e elegante, dolce e angolare, avvolgente e coinvolgente. Se avessi una casa discografica li metterei sotto contratto domani spingendoli come un matto.

Voi magari ascoltateli e ricordateveli.

(Luca Di Maio)

 

CI SIAMO DIMENTICATI DEL ROCK – THE STROKES

Concludiamo la selezione con una band che purtroppo in Italia tendiamo a dimenticarci sempre, ma che al contrario dovrebbe essere un chiodo fisso di tutti. Sto parlando della miglior rock band degli ultimi vent’anni. No, non esagero. Tutto il rock moderno è Strokes. Tutto nasce da loro nei primi del 2000, quando un genere stantio e privo di idee viene rinnovato e ributtato nelle sale da ballo grazie a Casablancas e soci. Assieme a loro ci metto solo i White Stripes. Gli Arctic Monkeys vengono dopo, loro stessi si mettono un gradino sotto, come canta Alex Turner “I just wanted to be one of the Strokes“.

Se è vero che nel 2001 con Is This It scuotono il rock grazie a un album che rimarrà nella storia, fanno la stessa cosa nel 2020 con The New Abnormal. Più psichedelico, più elettronico; dosi di synth massicce fanno da contrasto ai soliti riff metallici e alla voce pungente di Casablancas. L’album è un capolavoro, aria fresca da respirare a pieni polmoni, e dannatamente rock. E mentre in svariati paesi il disco sfonda le classifiche da mesi, in Italia si ascolta trap e voci plasticose filtrate. È un delitto perdersi The New Abnormal e allora ve lo ricordo io. Recuperatelo, ascoltatelo, godete.

Ecco il video di “The Adults Are Talking”. Meraviglia.

(Fabio Baroncini)

 

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