Nuovo episodio di “Fosforo”. L’obiettivo è sempre quello di ricordarvi cose, punzecchiare la vostra mente, focalizzare la vostra attenzione e svegliarvi dal torpore. Oggi trovate quattro pillole da tre MangiaCassette diversi.

Come sempre ci facciamo aiutare da supporti video e dalla playlist “Fosforo” che aggiorneremo ogni volta con le nuove pastiglie dell’elemento miracoloso.

Fosforo sta avendo un suo un suo sviluppo anche sul nostro sempre più seguito canale Instagram. Stiamo producendo dei brevi video nelle storie in cui parliamo degli stessi temi e condivideremo immagini di video, citazioni e altro materiale.

E ora andiamo avanti.

Ólafur Arnalds – Minimalismo Emotivo

Mi sono addentrato nel mondo dei compositori minimalisti da relativamente poco tempo. Che poi definire Max Richter e Nils Frahm “minimalisti” è spesso ritenuto sbagliato; vengono spesso etichettati come neo-classici, anche se trovo sia un termine molto fuorviante che porta alla mente solo un neoclassicismo che con loro non c’entra proprio niente. Quindi diciamo neo-minimalisti? Non so, oggi comunque vi parlo del compositore islandese Ólafur Arnalds.

Un paio di note biografiche sono d’obbligo dato che la sua storia è letteralmente pazzesca. Nasce come batterista metal e un giorno con la sua band dell’epoca supporta il gruppo metalcore tedesco Heaven Shall Burn. Il buon Ólafur non vuole perdere l’occasione e decide di allungargli un suo demo di pezzi progressive rock che conteneva alcune sezioni di archi e piano sintetici. Il gruppo lo contatterà poi per chiedergli di scrivere degli intro per il loro nuovo disco che si materializzano in tre composizioni presenti su Antigone. Tutto ciò gli consente di essere notato dall’etichetta Erased Tapes, la quale gli propone di scrivere un album intero nella stessa vena di quanto prodotto per gli Heaven Shall Burn.

E il resto è storia. Ora Ólafur Arnalds ha oltre tre milioni di ascoltatori su Spotify, scrive musica per cinema e TV, e produce con regolarità degli album magnifici. Rispetto al minimalismo vero e proprio si posiziona su binari non eccessivamente distanti dal nostro Einaudi o da Max Richter integrando nella sua musica una forte componente emotiva. I suoi tappeti pianistici evocano atmosfere inquietanti che sono rese ancora più malinconiche dagli inserimenti di struggenti archi. Il suo è anche un lavoro di programmazione elettronica di grande qualità e finezza con alcune composizioni che integrano batteria sintetica, loop e campionamenti. Introdurre elementi e sensibilità post rock all’interno dell’universo classico inverte finalmente la tendenza riuscendo a restituire parte di quello che il classico ha donato alle avanguardie del rock nel corso degli ultimi decenni.

Il suo album del 2010 …And They Have Escaped the Weight of Darkness è un viaggio in un abisso di ansia e apatia, mentre il suo ultimo some kind of peace lascia spazio per un po’ luce. L’indizio anche solo dalle copertine: in dieci anni è davvero uscito da quel buco nero di pesantissime tenebre per rimanere in una sorta di pace blu. Non necessariamente felicità, ma una stasi accettabile; soprattutto in questo folle momento storico.

(Luca Di Maio)

L’anime di Flying Lotus

Quando parlo di FlyLo sono parecchio di parte, tanto da chiamarlo (appunto) con il nomignolo con cui lo chiamano i fans più affezionati. Lui è un asso del campionamento, sperimentatore di suoni come pochi al mondo, uno che quando suona la sua musica ti inzuppa di groove come se ti facesse una doccia dopo una corsa lunga e faticosa.

E vabbè che la musica ce l’ha nel DNA, essendo pronipote di John e Alice Coltrane, ma dopo essersi cibato di jazz sin da quando era in fasce, ha dato una sferzata al suo talento naturale verso l’elettronica pregna di evidenti venature black.

A sto giro il buon FlyLo (arieccomi) ha composto la colonna sonora di una nuova serie tv prodotta da Netflix e uscita il 29 aprile. Il titolo è “Yasuke” ed è un anime che racconta la storia vera di uno schiavo africano che arriva in Giappone e viene reclutato nell’esercito di un potente signore feudale che resta colpito dalla sua forza e dal suo aspetto e che diventerà samurai.

Due brani ne hanno anticipato l’uscita, “Black Gold” e “Between Memories” e se le premesse son queste…

Black Gold è la opening track, brano di notevole fattura quasi etereo, che acquista ancor più valore per la partecipazione di Thundercat fresco vincitore del Grammy 2021 con il suo It is what it is come miglior album progressive R&B.

Between Memories si avvale invece del featuring di Niki Randa e della sua elegantissima voce; è un pezzo con un sottile groove funky e assai bello che potremo ascoltare nei titoli di coda della serie.

La musica è stata composta in ordine cronologico perché, come lo stesso autore ha dichiarato, voleva che “crescesse con il personaggio” e questo ci fa capire quanto lui creda in questo progetto del quale è anche produttore esecutivo.

Non so voi, ma a me è venuta voglia di vedere la serie tv anche solo per la sua colonna sonora!

(MaRo)

Tarbox Ramblers

Sì, se vi dico Sons of Anarchy già butto grandi indizi. A onor del vero non ho terminato le ultime stagioni, me le sono perse nel mezzo del cammin delle piattaforme e connessioni, lo ammetto senza problemi. Ciò non toglie che i brani legati alla serie siano decisamente notevoli e spesso siano così memorabili da obbligarci non solo a cercare gli autori ma anche a goderci interi album. È per esempio il caso eclatante di White Buffalo (di cui ci sarà del fosforo ad hoc). Qui però vi parlo di un gruppo decisamente meno noto, che non ha nemmeno un profilo su Instagram. Fa della musica genuina, da live, palco piccolo, tu al tavolo con la birra in mano, un rosso, qualcosa da mangiare e si fa la serata. Ciò che -nota personale- mi è mancato e manca da morire. Non è il festival, non la ressa, ma proprio questa cosa qui.

Ashes to Ashes graffia, così la voce di Michael Tarbox. Saltellando in tutto l’album A Fix Back East senti l’odore del legno, quello delle pareti rivestite, forse delle botti. Senti la giornata finire e puoi lasciarti andare. E il giorno dopo, sulla polvere che è rimasta, via che si riparte.

Poche cerimonie, nessuna pretesa, i Tarbox Ramblers sono ruvidi al punto giusto. Una formazione che da quartetto iniziale, apprendo su Wikipedia esser diventata trio. Insolita? No, funziona alla grande.

(Sara Capoferri)

La psichedelia ottimista dei Chemical Borothers

I Chemical Brothers sono tornati.

A due anni da No Geography hanno pubblicato un brano intitolato The Darkness That You Fear. Sound assai anni 90 che si fa ballare, per carità: qua abbiamo tirato fuori notevoli litrate di sudore in pista grazie alla musica dei fratelli chimici! Nonostante però si tratti di un brano dance psichedelico, fatto da chi di psichedelia da discoteca ne sa eccome, personalmente ho preferito di gran lunga loro pezzi del passato. Ahimè.

Definito da loro stessi “una canzone di speranza”, si tratta in effetti di un brano senza pretese se non quella di portare allegria e voglia di ballare nell’attesa di farlo per lo vero.

Devo però segnalare assolutamente il video che è bellissimo, creato da Ruffmercy con figure animate disegnate a mano su video di persone che ballano nei festival musicali prima del COVID-19. Guardatelo!

Pare anche che i Chemical Brothers parteciperanno al Rock in Roma il 24 giugno, data ripresa da quella dello scorso anno e annullata sempre a causa del virus maledetto.

Ammetto comunque che seppure il brano non sia un capolavoro, resta impossibile ascoltare i Chemical Brothers senza muovere il culo.

(MaRo)

 

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