Quarto episodio di “Fosforo”. L’obiettivo è sempre quello di ricordarvi cose, punzecchiare la vostra mente, focalizzare la vostra attenzione e svegliarvi dal torpore. Oggi trovate quattro pillole da tre MangiaCassette diversi.
Come sempre ci facciamo aiutare da supporti video e dalla playlist “Fosforo” che aggiorneremo ogni volta con le nuove pastiglie dell’elemento miracoloso.
Fosforo sta avendo un suo un suo sviluppo anche sul nostro sempre più seguito canale Instagram. Stiamo producendo dei brevi video nelle storie in cui parliamo degli stessi temi e condivideremo immagini di video, citazioni e altro materiale.
E ora andiamo avanti.
Tame Impala
Innerspeaker, album di esordio dei Tame Impala, festeggia il decimo compleanno.
In realtà sarebbe l’undicesimo, dato che il disco è uscito nel 2010, ma per preparare la degna celebrazione di un album strepitoso hanno impiegato qualche mese, per cui già lo scorso anno avevano annunciato quello che finalmente è successo.
E’ appena uscito il Box-set celebrativo che comprende quattro vinili con il disco originale, mix nuovi di zecca dei brani lì contenuti, jam session, versioni strumentali, libro, foto e note di copertine inedite. Non contenti hanno anche pubblicato su Youtube un cortometraggio di quindici minuti con immagini del backstage e il racconto della storia dell’album.
Innerspeaker è stato un piccolo capolavoro e riaverlo in una edizione speciale è un vero regalo: quasi un’ora di musica che ci accompagna in viaggi mentali verso luoghi forse mai esistiti, ma talmente belli da farceli desiderare. Una psichedelia che si accosta all’underground elettronico e che ricorda quella propria degli anni ’70; con suoni quasi ipnotici, acid synth sparsi, riverberi e schitarrate vagamente rock. Tutto composto con evidente precisione, ma che resta costantemente “liquido” con una leggerezza tanto potente da farci sorridere e volare e sognare e stare bene. Anche dopo dieci anni, undici anzi.
Perché i Tame Impala sono un po’ così: ti confondono in modo piacevole senza che tu te ne accorga. E non solo con la loro musica fluida, ma anche con il loro strano nome dedicato a una antilope e con il fatto che son partiti in quattro e poi in tre e poi diventano praticamente uno: Kevin Parker. Però noi continuiamo a usare il plurale quando ne parliamo e mentre continuiamo a vagare con la mente verso mete irreali ascoltando questo stupendo disco.
(MaRo)
The War and Treaty
Quando di una combo non puoi scegliere chi ti piace di più vocalmente. Tanya e Michael Trotter sono una coppia nella vita e una delle coppie vocali più sexy e potenti che ti risollevano il 2021. Catapultati in un fascino retrò che un po’ ti induce ad accostamenti lusinghieri tra Ike e Tina, Ella con Armstrong. Forse citiamo anche quel motown, un po’ di Marvin Gaye e Tammi Terrell. Il brano che me li ha fatti conoscere è Set my soul on fire con un pregiatissimo è semplicissimo videoclip bianco e nero, verso il seppiato. Una scena, un momento di festa e condivisione, niente di eccentrico, ma perfetto per creare l’atmosfera di un tocco Cash e Aretha, dal gusto genuino e d’annata, vagamente country, ma fatto di soul, gospel, blues e spiritual vibe.
(Sara Capoferri)
ANVIL – 29 milioni di motivi
Se come me siete amanti della fantascienza e non siete tra i quasi 30 milioni di persone che hanno visualizzato il videoclip del quale vi parlerò oggi, beh avete l’occasione per rimediare. Nel 2016 Hélène Jeudy e Antoine Caëcke lavorando assieme sotto lo pseudonimo GERIKO, partoriscono una gemma minimalista di incredibile fattura che si sposa alla perfezione con Anvil, ipnotica traccia del musicista americano elettronico Lorn.
In una fusione tra Giappone e Belgio, i tratti fumettistici unicamente in bianco e nero ci catapultano in un inquietante 2100, e precisamente negli ultimi istanti di vita di una ragazza di 27 anni. Lei è completamente sola, in un mondo totalmente dominato dalla tecnologia; un’atmosfera cupa e avvilente viene tenuta a galla solamente dalla stupenda melodia deep ambient di Lorn, che sembra lasciare aperto un barlume di speranza per un destino ormai segnato.
Dirò poco altro, perché questo videoclip va guardato e riguardato per carpirne il significato, ed è proprio questo il suo punto di forza. Voglio però citare alcune note lasciate da GERIKO per riuscire meglio a interpretare la visione.
”Poiché i problemi causati dalla sovrappopolazione non sono mai stati risolti a lungo termine, Anvil è la soluzione imposta a tutti noi”
”Fin dalla nascita, le persone usano la tecnologia (robot) per le loro esigenze quotidiane – pulizia, giochi, educazione, vita sociale e sessuale – fino al giorno in cui la stessa segna la fine del loro diritto di vivere sulla Terra”
“Il robot segue il suo proprietario in una delle strutture dell’ Anvil, attivando la macchina che terminerà i giorni del cittadino. Durante questa transizione, il corpo viene distrutto e una parte del robot viene riciclata come urna/server funeraria.”
(Fabio Baroncini)
La sorpresa di Madame
Confesso: il disco d’esordio di Madame mi ha colto di sorpresa. Quando ho deciso di ascoltarlo l’ho fatto con la puzza sotto al naso e con atteggiamento snob, e invece dopo dieci minuti mi sono ritrovata con una visibile espressione stupita e ho pensato “apperò!”.
Il disco è bello, sì, è bello. Sedici pezzi, quarantasei minuti che volano ballando e vagamente canticchiando. Diverse collaborazioni, alcune valide altre un po’ meno, come quella con Fabri Fibra con cui canta Il mio amico; un funky piuttosto orecchiabile però uguale a tanti altri e che sembra un po’ un’operazione di marketing. Ci sono molti esponenti della “musica giovane” come Carl Brave, Ernia, i Pinguini Tattici Nucleari, Blanco e alcuni pezzi sono stati sorprendentemente da me apprezzati con non poca vergogna.
Altri brani del disco sono invece molto emotivi, come Mami Papi: un pugno nello stomaco soprattutto per noi genitori che ci poniamo di fronte alle richieste dei nostri figli con attenzione e mettendoci sempre in discussione e che un po’ mi ricorda Papaoutai di Stromae.
I temi trattati da Madame sono molti: dall’accettazione di sé stessi, al sesso di cui parla in maniera spudorata assai in Clito, al rapporto con la famiglia, e lei li affronta con stile e talento. Perché di talento ne ha. I cantanti trap si somigliano un po’ tutti e ascoltare una donna italiana che canta questo genere con tale cazzimma è davvero raro. Le riconosco anche la capacità di usare l’autotune, a mio parere strumento infernale, non solo per sistemare l’intonazione, ma anche per sottolineare un flow che la rende assai particolare.
La produzione di Dardust, Shablo e Crookers, tre che del genere ne sanno eccome, rende il disco sicuramente adatto al mainstream, ma con un groove cazzuto e testi sfacciati come solo i giovanissimi sanno essere.
Riconosco addirittura che rispetto a Sciccherie, in questo album si capiscono anche le parole che la giovane cantante veneta sembra a volte quasi urlare con rabbia e strafottenza. Voce, la canzone presentata a Sanremo, è la dichiarazione d’amore verso sé stessa che ha punti di commovente consapevolezza che a diciannove anni non è semplice possedere.
Insomma, niente male.
(MaRo)