Benioff e Weiss ci hanno provato. Dopo il disastro della scorsa settimana ce l’hanno messa tutta per superarsi facendo ancora peggio. Hanno però fallito anche in questo, ma non di molto. The Bells infatti risulta il solito disastro narrativo che si perde in sviluppi così assurdi da diventare terribilmente prevedibili. Tutto succede a totale beneficio della trama senza la minima logica, senza il minimo tentativo di realismo o di coerenza con i personaggi e con quanto già visto.
Ma andiamo con ordine. Partiamo dal buono.
Arya e Sandor
Narrativamente il Clegane Bowl si posiziona nel fan service più estremo, mentre quanto succede ad Arya è sorprendentemente perfetto per il suo sviluppo e il suo passato. Il bello però non è tanto questo, quanto la componente tecnica. Il montaggio delle loro scene con i passaggi tra l’uno e l’altro risulta di grande effetto riuscendo a lasciare col fiato sospeso a ogni taglio. La scena di Arya con il cavallo sembra uscita da un film di David Lynch, è talmente bella che ci sta quasi male.
Gli orrori di una guerra
Molto più di tutte le altre battaglie, anche di più della Battle of the Bastards, il finale mostra in modo crudo e sconvolgente l’orrore che una guerra può generare. Sorvolando sulla motivazione narrativa, focalizzarsi sui civili, i poveracci, quelli che possono solo subire le scellerate decisioni dei pochi potenti del mondo, crea un ovvio parallelo su quanto succede da sempre sul nostro pianeta. L’esportazione di democrazia genera prima di tutto quello che abbiamo appena visto, poi tutti gli altri problemi.
E ora il male.
I Draghi
I draghi passano in un sol episodio da essere degli uccellini inutili e vulnerabilissimi, a essere della macchine da guerra immortali. Con questa potenza di fuoco Dani avrebbe potuto fare una capatina a King’s Landing appena arrivati a Westeros, distruggere tutte le difese di Cersei senza uccidere civili e poi andare tranquillamente a Nord, piazzarsi davanti a Winterfell e aspettare tutti i morti per sterminarli in pochi minuti. Chiaramente il Dio della trama questo non lo voleva.
Euron e Jaime
Ridicolo. Guarda caso Jaime si è trovato proprio nel punto della caduta di Euron nel momento del suo passaggio. Jaime si prende due pugnalate mortali, ma riesce comunque a uccidere Euron con una mano sola e raggiungere Cersei sembrando perfettamente in forma. La crudezza di quanto succede in battaglia si scontra continuamente con queste assurdità da film d’azione da due soldi.
Jaime e Cersei
Proprio nell’articolo sull’episodio precedente avevo dato questa alternativa come la peggiore possibile e, puntuale come la morte, è arrivata. Buttato via anni di sviluppo di Jaime, anni di sviluppo di Cersei, per una scena tragica melodrammatica. Morire insieme aveva tutto il senso del mondo, ma Cersei doveva morire per mano di Jaime, con lui che si toglie la vita. Così avresti rispettato i personaggi e avuto un dramma giustificato.
Jon
La ama, ma non la vuole trombare. Perché è sua zia o perché pensa sia un mostro? O forse semplicemente perché ha mal di testa? Questo suo seguire Dani ciecamente non è assolutamente in linea col personaggio. “Lei è la mia Regina” non è una motivazione sufficiente per chi ha sempre fatto il giusto, a prescindere dalle conseguenza.
Dani
Cosa dire? In linea puramente teorica il cambio repentino ci poteva anche stare, il problema è che non hanno sviluppato realmente il personaggio in modo da portarlo a questo punto. Hanno solo telefonato questo ovvio “colpo di scena” da un paio di episodi a questa parte. La spiegazione sarà che il suo sangue Targaryen l’ha fatta impazzire come suo padre? Ergo, il Dio della trama l’ha fatta impazzire. Purtroppo non vedo altra spiegazione. Ancora una volta invece di raccontare una storia umana, si racconta una storia finta con un solo scopo, quello di una conclusione predeterminata.
Ho trovato illuminante quanto raccolto da questo articolo, basato di fatto su una serie di tweet del filosofo Daniel Silvermint, il quale si chiede banalmente “perché Game of Thrones è così diverso da prima?”. Lui usa la parola feels invece del verbo essere e fa tutta la differenza del mondo. La serie la sentiamo diversa, dentro, perché?
La sua tesi riporta alle tecniche di scrittura evidenziando che Martin non è mai stato un grande pianificatore della trama, piuttosto uno che segue i personaggi, gli dà la possibilità di svilupparsi e evolversi naturalmente senza costrizioni, piegando la trama alla loro evoluzione. Poi, aggiungo io, fino a ora è stato anche molto bravo a tenere assieme il complessissimo intreccio, ma la prova finale saranno i libri conclusivi. Le ultime due stagioni sono invece state create in modo opposto, ovvero partendo dalla fine. I personaggi non fanno più quello che farebbero naturalmente, fanno quello che devono fare per arrivare a una conclusione pianificata.
Per questo motivo è tutto diverso. È come se i nostri personaggi preferiti non esistessero più, sostituiti da dei loro replicanti programmati per arrivare alla conclusione, privati del libero arbitrio che gli era stato concesso da Martin. Silvermint è riuscito a razionalizzare quanto ho cercato di dire dal primo episodio. Questa tesi mette definitivamente il tombale sulla conclusione in quanto adesso mi è chiaro che non potrà mai essere soddisfacente; non tanto per quello che succederà, ma perché non è la conclusione della stessa serie e degli stessi personaggi che abbiamo seguito per anni.
Luca Di Maio