Apriamo il capitolo Sanremo parlando di qualcuno che non ci sarà, ovvero Giacomo Voli. Il trentatreenne di Correggio ha infatti partecipato alle selezioni di Sanremo Giovani e per quanto mi riguarda è una delle voci rock/metal italiane migliori degli ultimi anni. Peccato solo che la sua fama sia inversamente proporzionale alla sua ugola. Come forse saprete, la sua storia comincia con The Voice.

Citando Bruce Dickinson che, rifiutando l’offerta di fare il giudice nella versione inglese, disse “quello spettacolo è degradante, X-Factor è già abbastanza orribile”, ho già espresso la mia opinione sui sedicenti Talent Show. Nonostante ciò tengo generalmente le orecchie aperte per qualche miracolo, nel 2014 però vivevo all’estero e non mi accorsi assolutamente del passaggio di Giacomo Voli in RAI, il quale face l’audizione con Rock’n’Roll dei Led Zeppelin e in semi-finale lasciò tutti a bocca aperta con un’incredibile interpretazione di Impressioni di Settembre. Prima di conoscerlo dovetti attendere più di un anno quando fui trascinato a vedere “quello di The Voice che ha una voce della madonna” in piazza a Massa Lombarda, paesino di novemila anime in Romagna, e… BOOM!

Un concerto esagerato. Non solo merito della voce di Giacomo, ma di tutta la band. Su tutti il colpevolmente sconosciuto Riccardo Bacchi alla chitarra, ma tutti e quattro i musicisti si sono subito dimostrati di un livello tecnico ampiamente superiore alla media. Alternano canzoni dal primo EP di Giacomo, a classici del rock suonati fedelmente, a loro reinterpretazioni di vari pezzi più o meno famosi mischiati gli uni con gli altri come se fossero dei mesh-up. Qui di fianco avete a disposizione un video proprio di quella serata di Child in Time/Profondo Rosso/Charlie Big Potato (sì, avete letto bene) cantate con un’estensione e un’emozione davvero fuori dal comune e ri-arrangiate tutte “storte” in tempi dispari da far venire quasi mal di testa tanto sono scritte bene. In quella circostanza mi pare che Voli avesse un piede rotto e fosse bloccato su uno sgabello, ma poco importava, dimostrò ampiamente tutte le sue doti canore.

La cosa mi fece pensare molto. Il successo di The Voice, nel quale si classificò secondo dietro a Suor Cristina, e la collaborazione con il suo mentore Piero Pelù erano già vecchi di oltre un anno e la sua totale assenza dai media nazionali lo aveva già relegato allo status di “band locale che suona gratis, ma che usa un nome pseudo-famoso per portare qualche persona in più”. Triste, ma assolutamente degno di rispetto. Avrebbe potuto compromettere la sua integrità artistica e passare a roba ben più commerciale, con la sua voce può cantare qualsiasi cosa, invece va in giro di fronte a quattro gatti a suonare sue canzoni, roba da nerd tecnici e qualche classico per non far scappare la gente. Rispetto.

Nel frattempo moltiplica le sue attività cantando per pochi mesi con il Banco del Mutuo Soccorso, con il gruppo Progressive Metal Veneto Teodasia, entrando nei Rhapsody Of Fire al posto di Fabio Lione e continuando con la sua attività solista registrando il suo primo disco di inediti Prigionieri Liberi nel 2017. In due anni è davvero tanta roba.

L’avventura con il Banco dura poco per ragioni a me sconosciute, mentre i Teodasia sono un buon gruppo che meriterebbe più spazio; non propongono nulla di particolarmente originale (utopia nel metal da svariati anni), ma quello che fanno, lo fanno bene e la voce di Giacomo gli arrotonda il suono in modo da aprirli anche al mondo fuori dal metal. Il vero botto però sono i Rhapdosy Of Fire.

C’è una confusione tragica nel mondo dello storico gruppo Power Metal Triestino nella quale non mi addentrerò, basti però pensare che in alcuni momenti sono esistite contemporaneamente tre formazioni chiamate in un qualche modo Rhapsody. Quella in questione è capitanata dal tastierista e membro fondatore Alex Staropoli. Fanno tour in tutto il globo e dopo i Lacuna Coil sono sicuramente il gruppo metal italiano più conosciuto al mondo. Con loro Voli registra una gran selezione dei vecchi classici nei quali riesce decisamente a brillare. Lione ha una voce molto particolare, Voli è più tipico per certi versi (nel senso che il suo timbro non è così distintivo), ma più atipico per altri in quanto porta quel bagaglio rock che di solito nel Power Metal non si trova. Lo sentiamo andare in growl su When Demons Awake, avvolgerci dolcemente su Wings of Destiny e tutto quello che ci sta nel mezzo. Adesso è appena uscito un nuovo singolo The Legend Goes On e il primo disco di inediti è in arrivo ad Aprile. Considerando il singolo non mi aspetto nulla di miracoloso, ma semplicemente del solido Power Metal vecchio stile.

Il percorso solista è invece diverso e sorprendente. Prigionieri Liberi è stato finanziato grazie ad una campagna di crowdfunding e si presenta piuttosto difficile, ma assolutamente non in modo negativo. Ritmiche più metal che rock, cantato in Italiano più hard rock con tratti pop, e testi molto personali attraversano otto pezzi che raramente superano i quattro minuti, inclusivi di una strepitosa cover di Ti Sento dei Matia Bazar. La cosa suona un po’ confusa. In realtà capisco l’intento, o comunque interpreto: Giacomo voleva fare quello che gli piace (il metal), ma all’Italiana (probabilmente perché gli piace anche la musica Italiana), rimanendo orecchiabile, ma non troppo. Il risultato per quanto mi riguarda è interessante. I pezzi sono quasi tutti belli e ben scritti, Esasperante su tutti, ben suonati e soprattutto cantati da Dio; il problema è che forse non esiste un vero pubblico per un prodotto di questo tipo, a metà tra troppi generi con seguiti molto diversi. Alla fine rinnovo il rispetto in quanto non ci sono stati compromessi a discapito del successo prevedibilmente moderato.

Ora finalmente arriviamo a Sanremo. Giacomo riprova a sfondare e dopo tutta questa storia probabilmente lo state già vedendo vendersi al Dio denaro. E invece no. Il pezzo che porta a Sanremo Giovani è Senza l’Autoiun: un meta-discorso riguardo il suo essere un cantante rock’n’roll che lamenta la mancanza di spazio per voci così in radio, parla del preconcetto sull’uso della lingua italiana nel rock e ci fa notare che Steven Tyler, Freddie Mercury e David Bowie sono “leggermente” meglio delle cosiddette “rockstar Italiane”. Ovviamente non è nemmeno entrato nella finale di Dicembre, e chiaramente non lo vedremo a Febbraio. Averci provato con un pezzo così denota sicuramente una buona dose di palle.

Per i MangiaCassette l’integrità artistica è l’unica cosa che conta, di conseguenza il rispetto per Giacomo è più alto che mai. Se devo esprimere un desiderio personale, vorrei vederlo guidare la sua band, quella con cui suonò a Massa Lombarda, e comporre con loro lunghi pezzi progressive rock/metal sulla falsariga dei mesh-up di cui sopra, magari cantati in italiano. Di sicuro non sarebbe commerciale, ma sarebbe ospite fisso delle nostre cassette.

Luca Di Maio

P.S. A proposito di cassette: qui di fianco avete la solita Gran Selezione che spazia da The Voice ai Rhapsody of Fire passando per Teodasia e lavori solisti. Quelli da The Voice musicalmente sono poca cosa, ma comunque interessanti per la parte vocale.

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