Un disco apocalittico che parla dell’apocalisse durante una vera apocalisse. Il genocidio a G4S4. Trovo impossibile paragonare i lavori del gruppo tra di loro o anche con quelli di altri artisti; ogni disco dei Godspeed You! Black Emperor fa gara a sé, nel vuoto. Ma non appare nel vuoto, appare in uno degli anni più bui della nostra epoca, e lo fa suonando la devastazione (in PALE SPECTATOR TAKES PHOTOGRAPHS ci sento distintamente i bombardamenti), ma sempre con quella speranza, con quella triste gioia che ha sempre contraddistinto tutte le loro opere. Più di altre volte mi torna alla mentre questa citazione da un loro vecchio comunicato:
“Provavamo a fare musica pesante con gioia. C’erano un sacco di gruppi che reagivano alle difficoltà del periodo facendo musica pesante lamentosa che suonava falsa. Noi odiavamo quella musica, odiavamo il fatto che privilegiasse i tormenti individuali, volevamo fare musica come quella di “Friends and Neighbours” di Ornette Coleman; un gioioso, difficile rumore che riconosceva le condizioni attuali, ma passava anche oltre allo stesso tempo. Una musica per tutti noi assieme. Odiavamo l’essere riconosciuti come una roba per depressi, ma sapevamo che la causa era il bagaglio degli altri, non il nostro. Per noi ogni canzone cominciava con il blues, ma puntava al paradiso verso la fine; perché come potevi trovare il paradiso senza prendere atto del blues attuale?”
Hanno fatto bene sul numero di BlowUp di ottobre dedicando quattro pagine al disco senza parlarne realmente. Solo questo si può fare di fronte ad artisti così.