L’intento di questo articolo non è quello di consigliare settecento libri sul rock, sconsigliarne altri, far finta di averli letti tutti e magari farvi cliccare sul link dell’affiliazione Amazon. No, proprio no. Oggi voglio solo darvi l’idea per un percorso. Un percorso su tre volumi da accompagnare con i relativi ascolti che mi ha dato grandissime soddisfazioni.

Poi ovviamente al sapere non c’è mai limite; nessuno di noi vivrà abbastanza per ascoltare tutto quello che merita di essere ascoltato e per leggere tutto quello che merita di essere letto, ma questi libri costruiscono una strada. Una strada che parte dai primi del novecento, ci porta ai giorni nostri e ci accompagna in quello che sarà il nostro futuro musicale. Cominceremo dal rock più canonico, con le sue origini e le sue svariate forme, per poi entrare nel dettaglio di tutte le sue nicchie avanguardistiche, e termineremo spiegando un po’ come funziona questo mondo che tanto amiamo.

Al di là di avere delle liste di artisti e canzoni da ascoltare, trovo che approfondire l’aspetto culturale sia fondamentale per godere appieno della musica. Sarò provocatorio, ma ascoltare adesso i primi Beatles senza punti di riferimento trovo che sia quasi una perdita di tempo. A partire da Rubber Soul è un altro discorso, ma se siamo nati dopo il 1980 e vogliamo apprezzare pezzi come Please Please Me o Love Me Do, è necessario un certo genere di contesto. Lo stesso vale per Elvis e tantissimi altri. Questo percorso fornisce tutto il contesto. E anche di più.

E poi? E poi de gustibus non disputandum est. Oppure lo è? Questa è una domanda alla quale risponderò nelle prossime settimane grazie ad altri due volumi, per ora vi lascio al percorso.

La storia del Rock – Enzio Guaitamacchi (Hoepli)

Si tratta dell’unica storia del rock redatta in Italia. Ezio Guaitamacchi ha svolto un lavoro eccellente nel mettere assieme le sue competenze e quelle di un’altra decina di esperti nostrani per creare una visione completa dalle origini del rock fino agli ultimi movimenti globali di inizio millennio. Con le loro parole:

“Nel giro di una decina d’anni, dunque, da musica travolgente, ribelle e inconsapevole, il rock si purifica tuffandosi nelle acque limacciose del Mississippi e respirando l’aria incontaminata dei Monti Appalachi per poi attraversare le porte della percezione tra foschie violacee e bianconigli lisergici. Quindi, da onda artistica fatta di energia allo stato puro (il rock’n’roll dei fifties), consapevolezza politica (folk revival), moda planetaria (British invasion), tendenze visionarie, pacifiste e comunitarie (psichedelia), il rock trova nel sud della California e, nella città degli angeli in particolare, una zona franca nella quale mescolare il meglio di queste esperienze. Per poi dar vita a una formula musicale che rappresenterà per parecchi anni uno standard di riferimento assoluto per chi voglia misurarsi con l’arte di scrivere canzoni rock.”

Bello eh?

Il libro sfoggia importanti sezioni anche sul rock progressivo, sul punk (fino a quello californiano), sul metal (fino al nu-metal), sul funk, e chiude quasi cronologicamente con grunge e brit-pop. Gli ultimi movimenti rock ad aver sconvolto il pianeta.

La struttura è estremamente intelligente in quanto non prova nemmeno l’impresa impossibile di un’impostazione totalmente cronologica, scegliendo invece di mettere dei tasselli. Questi tasselli spesso si sovrappongono, si accarezzano, a volte in un certo senso si contraddicono, ma alla fine dei giochi il film che costruiscono è di una chiarezza sorprendente. I collegamenti tra i vari periodi e tra i vari movimenti sono intelligenti e non sempre scontati. Davvero una lettura illuminante.

Un difetto? Trovo che sia eccessivamente americocentrico. In particolare quello che noi adesso chiamiamo classic rock, ovvero Led Zeppelin, Deep Purple, Uriah Heep, Black Sabbath e compagnia, viene menzionato con eccessiva superficialità; quasi fosse servito solamente a generare il metal. Immagino che possa essere stata una scelta “narrativa”, ma per chi è molto interessato a questa scena suggerisco degli approfondimenti specifici.

Al completamento di questa lettura acquisiamo un’idea piuttosto chiara di come possa essere definita quella musica che chiamiamo rock, sappiamo da dove è venuta, come si è sviluppata e soprattutto in quali contesti. Cosa ci rimane?

Avant Rock – Experimental Music from the Beatles to Bjork –Bill Martin (Open Court)

Questo testo meraviglioso purtroppo non è stato mai tradotto in Italiano, quindi i non anglofoni se lo perderanno. Anche se io forse lo comprerei lo stesso per segnarmi le discografie menzionate. Bill Martin è un professore di filosofia dell’Università di Chicago (ora in pensione), dichiaratamente Marxista, che ha al suo attivo anche due libri sul progressive rock. In Avant Rock esce dalla sua zona di confort progressiva provando a tracciare una sorta di storia del rock parallela dedicata a tutte le sue avanguardie. Il risultato è illuminante.

Il primo capitolo su John Lennon e Yoko Ono è interessantissimo, ma decisamente spiazzante in quanto butta il lettore in mezzo a una strada senza alcuna istruzione. Avrebbe probabilmente dovuto cominciare il libro con la Terza Parte o quantomeno con le origini di quello che lui definisce appunto Avant Rock.

Le origini vengono individuate nell’avanguardia dei compositori John Cage e Glenn Gould, nel free jazz di John Coltrane e Cecil Taylor e nella svolta elettrica di Miles Davies. Soprattutto Cage e il suo “pianoforte preparato” sono spesso citati anche dagli esponenti dell’avanguardia progressiva italiana, Demetrio Stratos e gli Area in primis. I razionali che porta Martin sono assolutamente convincenti.

Si arriva al rock verso le fine degli anni sessanta con l’inevitabile punto fermo di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, che comunque Martin ritiene meno rilevante di Warhol e i Velvet Underground, oltre che di Jimi Hendrix e del progressive rock.

Il progressive rock è stata l’unica vera avanguardia popolare della storia della musica. Una contraddizione in termini che rimane innegabile. Martin lo approfondisce con cura nel suo altro volume Listening to the Future portando correlazioni filosofiche di assoluto valore. Poi passa a Eno, Glenn Branca, Sonic Youth, Jim O’Rourke e Bjork.

Purtroppo la sua visione del periodo successivo al progressive non è sempre limpidissima in quanto trovo che si focalizzi molto bene su determinati artisti (Sonic Youth e Bjork in particolare) perdendo un po’ il focus sulla narrativa generale. È inoltre un peccato che Martin non abbia approfondito l’universo post rock (nonostante importanti menzioni di Slint e Tortoise) perché ritengo si tratti del più grande bacino di vera avanguardia dagli anni novanta a oggi. Considerando che il libro è stato scritto tra il 2000 e il 2001 è possibile che la sua rilevanza non fosse ancora così evidente.

Nonostante il problema evidenziato, si tratta di una lettura obbligata per chiunque sia interessato ad andare oltre mainstream, a esplorare tutto quello che non solo è underground, ma è anche avanguardia artistica. Inoltre l’approccio accademico di Martin lo rende una lettura sicuramente diversa dal “solito” libro che parla di musica. Non è il solo professore di filosofia ad aver scritto di rock, ma è sicuramente quello che lo ha fatto meglio.

Come Funziona la Musica (How Music Works) – David Byrne (Three Rivers Press)

Il libro del fondatore dei Talking Heads è di nuovo qualcosa di diverso. Non capita tutti i giorni che un autore, musicista, cantante, produttore, premio Oscar, una delle figure più importanti per la musica degli anni ottanta, si prenda la briga di raccontare al mondo come funziona tutta la baracca musicale. Ecco, lui lo ha fatto. E lo ha fatto estremamente bene.

Utilizzando la sua carriera e episodi reali della sua vita come spunto, David Byrne riesce a sviscerare ogni singolo aspetto del mondo della musica. Quelli pratici relativi agli studi di registrazione, alle esibizioni dal vivo, alla ripartizione degli utili; concludendo con interessanti suggerimenti concreti per nuovi musicisti che vogliono provarci. È tutto ben documentato e esposto con una chiarezza cristallina.

Spesso dimostra di aver approfondito gli argomenti con della ricerca specifica; ho trovato particolarmente interessante il suo studio riguardo le mutazioni nella musica dovute al luogo di fruizione e al supporto di diffusione.

Per i suoi fan e quelli dei Talking Head si tratta di una lettura assolutamente obbligata; gli altri potrebbero trovare alcuni passaggi biografici un po’ ridondanti, ma sono quasi sempre funzionali all’argomento da sviscerare. In generale lo consiglio caldamente a chiunque sia interessato a tutto quello che si trova dietro la facciata. Non credo esista nient’altro di simile al mondo.

Riepilogando

La Storia del Rock di Guaitamacchi ne traccia la strada dalle origini fino ai giorni nostri; analizza con un certo grado di profondità tutti i suoi sottogeneri principali e le correnti a esso tangenti. Avant Rock di Bill Martin segue una strada parallela a quella di Guaitamacchi, andando a esplorare le frange più avanguardistiche del rock spesso nascoste in anfratti di difficile accesso. Ironicamente la due strade si incontrano solo per circa un lustro grazie al progressive rock. Come Funziona la Musica (How Music Works) di David Byrne spiega invece come vengono costruite queste strade e come vengono manutenute; cercando di ispirarci a contribuire alla loro futura espansione.

Buona lettura.

Luca Di Maio

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