Nonostante in altri articoli mi sia fatto paladino del realismo estetico, andando a sostenere che la qualità è oggettiva e che si attesta su un livello più alto rispetto al gusto, oggi parliamo di gusti. Le classifiche di fine anno devono essere sempre il trionfo del gusto, soprattutto in un contesto agnosticissimo da un punto di vista di genere.
Se su MangiaCassette parlassi di un genere specifico, si potrebbe anche provare a realizzare la classifica più oggettiva del pianeta; che comunque sarebbe completamente diversa da tutte le altre. Ma spaziando dal progressive alla classica, dall’elettronica al metal, dal jazz all’italiana, l’oggettività va completamente a farsi benedire perché saltano tutti i riferimenti.
E considerando che sarete sicuramente già andati a vedere la posizione numero uno, l’avrete già confrontata con la numero tre, e sarete rimasti inorriditi, non ho nessuna paura a spoilerare tutto. La soggettività ha portato al primo posto il mio gruppo preferito di sempre, con disco che è riuscito a spiazzare anche me. E vi assicuro che se l’uscita 2021 degli Iron Maiden fosse stata The Book of Souls invece di Senjutsu, non sarebbe di certo in vetta alla classifica.
Che barba, delle cariatidi quasi settantenni davanti a tutti, e il nuovo? Il nuovo è al terzo posto. I Black Country, New Road, tutti a cavallo dei vent’anni, hanno sfornato il debutto dell’anno, e forse del millennio. In mezzo troviamo dei quarantenni come i God is An Astronaut, che dopo vent’anni di carriera propongono un disco diverso da tutti i precedenti, andando controcorrente spingendo sulla chitarra piuttosto che sull’elettronica.
Appena fuori dal podio la prima presenza nostrana con Iosonouncane. IRA si è trovato al secondo posto per un sacco di tempo, ma l’ultimo ascolto prima della chiusura della classifica lo ha retrocesso. Non saprei nemmeno dire il perché, immagino sia solo questione del mio mood attuale rispetto a quello di sei mesi fa. Si tratta di un’opera impressionante che meriterebbe esposizione globale. Segue il secondo disco Post-Rock, preponderante nei miei ascolti dell’anno, con i Maybeshewill. Se tutto il lavoro fosse stato al livello dei tre singoli, avrebbe potuto buttare tutti indietro di una posizione.
Federico Albanese con un gioiellino di EP occupa il sesto posto ed è il rappresentante del mondo classico, in un anno in cui la concorrenza non è stata agguerritissima. Il 2022 sarà molto diverso con tantissime uscite di alto profilo in programma. Il metal ritorna con un ex-Iron Maiden nella persona di Blaze Bayley. Se gli Iron Maiden sono l’estensione più colta del metal classico, Bayley è quella più proletaria, e War Within Me rappresenta perfettamente la sua filosofia di vita, oltre a spaccare inesorabilmente il culo.
I giapponesi MONO chiudono il podio Post-Rock con un disco che racchiude tre anime: quella classica, quella distorta e quella techno. Se lo avessi ascoltato di più avrebbe potuto anche essere più in alto.
Il progressive, che spesso dominava le mie classifiche, non è riuscito a toccarmi tantissimo in questo 2021; complici alcune uscite per me deludenti (Soen e Leprous su tutte, ma alla fine anche il mio Steven Wilson). Tuttavia, la top 10 è chiusa dalla sorpresissima Soup, con un disco proprio a metà tra Post-Rock e Prog, e dal nostro Stefano Panunzi, con un gioiellino Art Rock jazzato che meriterebbe ben altro seguito.
Hanno sfiorato la top 10 i Deafheaven, Floaing Points & Pharoah Sanders e VOLA. In ordine shoegaze per metallari pentiti, minimalismo tra il jazz e la classica, e progressive metal. Poi tantissimi altri che trovate nella playlist più sotto di oltre ottanta brani.
Poi, posso dire che il disco di Blaze Bayley sia migliore di quello di Floating Points & Pharoah Sanders? No, sarei un pazzo a farlo. Non perché il secondo sia necessariamente meglio del primo, ma perché si tratta di un confronto senza senso. Posso però dire che se The Power of Nikola Tesla è la canzone che ho ascoltato di più nel 2021 secondo Spotify, forse quel disco mi ha trasmesso qualcosa di talmente forte da meritare un posto importante nella mia memoria. E così vale per qualsiasi altro confronto possa venirvi in mente. Oggi al diavolo l’oggettività, al diavolo la qualità, lasciamo parlare le nostre emozioni.
TOP 10 ALBUMS 2021
10. Stefano Panunzi – Beyond the Illusion (Art Rock – ITA)
“Tornando più propriamente all’aspetto musicale, che forse è quello che vi interessa maggiormente, Beyond the Illusion continua la tradizione dei lavori a nome Stefano Panunzi. La base è un art rock delicatissimo arricchito da svariate incursioni nel mondo del jazz; questa volta anche piuttosto tecnico oltre che ambient. Il suo punto di forza maggiore? Aver limitato gli ospiti di alto profilo. Forse è contro intuitivo, e nel mio articolo monografico non ho fatto altro che tessere le lodi di tutte le stelle che hanno suonato con Panunzi in passato, ma seguitemi. In Beyond the Illusion il nome di più grande risonanza è quello di Gavin Harrison, presente con la sua batteria in un solo pezzo. Poi abbiamo Tim Bowness, anche lui a prestare la voce a una sola canzone. Per il resto troviamo uno stuolo di musicisti impressionanti, ma non altrettanto conosciuti. Così facendo ci accorgiamo di quanto risplenda la classe di Stefano Panunzi.”
9. Soup – Visions (Progressive Rock – NOR)
“Soprattutto il lato B con Kingdome of Color e Skins 2-3 rappresenta uno dei momenti più emotivi dell’intero anno musicale. La drammaticità della voce, accoppiata a quella distorsione sempre un po’ fuori fase, è in grado di guidare l’ascoltatore attraverso un viaggio alla riscoperta dei più nascosti paesaggi interiori. Indubbiamente la miglior uscita dell’anno nell’universo rock progressivo.”
8. MONO – Pilgrimage of the Soul (Post-Rock – JAP)
“Se il bellissimo Nowhere, Now Here del 2019 era un lavoro dalla grande raffinatezza e classe, Pilgrimage of the Soul è più violento, ruvido e intenso; inevitabilmente figlio del periodo che stiamo vivendo. Come ho provato a trasmettere nella narrazione iniziale, lo percepisco come una danza di anime erranti alla continua ricerca di un vero contatto umano. Lo dimostrano principalmente i contrasti. Si parte da uno dei momenti più metal e violenti della loro discografia con Riptide, passando da un pezzo sorprendentemente danzereccio come Imperfect Things, fino a quello più minimalista e post-classico con Heaven in a Wild Flower.”
7. Blaze Bayley – War Within Me (Heavy Metal – ENG)
“L’obiettivo dichiarato di Blaze per questo disco era quello di far uscire l’ascoltatore con un pieno di positività, e non poteva centrarlo in modo migliore. I suoi dischi sono generalmente permeati da un mood piuttosto cupo abbinato a una certa filosofia alla Rocky del tipo “l’importante non è cadere, ma rialzarsi sempre”; invece questa volta la filosofia alla Rocky rimane, ma è montata su pezzi che strappano il sorriso. Quasi a ogni assolo è impossibile non ritrovarsi con quel ghigno solitamente riservato a quelle epifanie positive, quelle che fanno dire agli altri “a cosa stai pensando di così bello?”. E in mezzo a tutta questa merda penso si tratti di un regalo meraviglioso.”
6. Federico Albanese – Fredenwalde Teil I (EP) (Post-Classical / Modern Classic – ITA)
“Il disco è ispirato a un soggiorno del compositore e la sua famiglia in un casolare a nord-est di Berlino avvenuto nell’Aprile 2021; e restituisce alla perfezione un senso di perenne sospensione. E appunto in contrapposizione ai suoi lavori precedenti, evoca ambienti chiusi senza però risultare claustrofobico. Il passaggio da Morning e Willmine è una transizione da dentro a fuori, con lo sguardo che si sposta verso uno spazio aperto contornato da una nebbia bianca abbagliante. Gli archi sono centellinati e in Meridian culminano con questa sensazione di lunghissima attesa per qualcosa che forse non verrà mai. Per il resto è il suo piano a occupare una scena che non sembra occupata per niente; una scena silenziosa, ma piena di vita.”
5. Maybeshewill – No Feeling is Final (Post-Rock – ENG)
“Sotto il profilo narrativo invece tutto fluisce perfettamente nella creazione di questo nuovo mondo più giusto per tutti. Fino a The Weight of Light percepisco la gioia nella lotta, il sapere di essere nel giusto, ma anche tutta la sofferenza, le difficoltà e i sacrifici necessari per il raggiungimento dell’obiettivo. Refuturing rappresenta un cambio di passo, quel momento in cui anche gli scettici riescono a intravedere che un mondo diverso è possibile, che “il potere del capitalismo sembra assoluto… ma attenzione, lo sembrava anche il diritto divino dei re”. E la citazione della meravigliosa scrittrice Ursula K. Le Guin non potrebbe continuare in modo più appropriato al discorso di No Feeling is Final: “Gli esseri umani possono resistere e sfidare ogni potere umano. La resistenza spesso comincia con l’arte”. Appunto. I Maybeshewill ci provano così. E quando anche i più affezionati al lusso del matrix riusciranno a scollegarsi, magari solo per un momento, sarà possibile ripartire da zero.”
4. Iosonouncane – IRA (Experimental Electronic – ITA)
“Con IRA Iosonouncane trascende tutto. Trascende il rock, l’elettronica, la lingua, il modo di cantare e quello di suonare. Lui e la sua orchestra post-moderna riescono nel 2021 a catturare lo spirito del Post-Rock descritto nei primi anni 90 da Simon Reynolds, ma lo fanno con sonorità e atmosfere aggiornate ai nostri anni.
Parlare di elettronica sperimentale è estremamente riduttivo, in quanto siamo su un piano completamente altro. Nell’avanguardia pura, ma in uno dei rari momenti in cui l’avanguardia riesce quasi a sconfinare nel mainstream. Un disco che dovrebbe raggiungere il mondo intero.”
3. Black Country, New Road – For the First Time (Experimental Rock – ENG)
“A sorprendere davvero è che i Black Country, New Road abbiano fatto un disco con queste sonorità essendo tutti nati dieci anni dopo Spiderland, in un’epoca in cui la musica si è evoluta tantissimo e con essa la tecnologia, ormai in grado anche di manipolarne qualsiasi aspetto. Nessuna distorsione asettica generata da un software customizzato per ottenere effetti speciali, ma chitarre spezzate, piccoli sbalzi di umore dissimulati in un canto quasi sciamanico di iniziazione, saliscendi, perdizione, insomma l’incanto del post-rock con urla a volte soffiate in un sassofono e a volte canalizzate nelle corde di un violino.” (Musicassetta)
2. God is an Astronaut – Ghost Tape #10 (Post-Rock – IRL)
“È senza dubbio alcuno l’opera più violenta, più metallica e più furiosa della loro carriera. Siamo sempre nell’universo post rock, ma con più di un piede nel mondo metal; definirlo un album post metal non sarebbe totalmente sbagliato. Il riffing è oltre il limite del thrash più violento, sempre condito dalle loro distorsioni estreme. Le tastiere sono presenti, ma in modo molto diverso rispetto ai dischi precedenti: sono portatrici di angoscia piuttosto che di luce e aggiungono ansia alla furia incontrollata degli strumenti elettrici e della devastante batteria. Dal vivo ci sarà da farsi male.”
1. Iron Maiden – Senjustsu (Heavy Metal – ENG)
“Non credo di rendermi ancora conto di cosa siano queste tre canzoni. E pensare che sono stato il primo a storcere il naso nel vedere in chiusura tre lunghissimi pezzi firmati solamente da Steve Harris. Considerando che negli ultimi vent’anni aveva ottenuto i risultati migliori concentrandosi su una sola “epic” per disco, e nemmeno sempre a livelli eccelsi, ero un po’ timoroso. Bene, questa volta il nostro ‘Arry ha voluto ricordarci chi è il fondatore degli Iron Maiden, chi con il suo sudore li ha portati dove sono, chi ha inventato l’heavy metal come lo conosciamo, chi ha scritto pezzi del calibro di Phantom of The Opera, Hallowed be thy Name, The Rime of The Acient Mariner, The Clansman, Blood Brothers e tutti gli altri.
Non esagero in alcun modo quando dico che con questo trittico è come se To Tame a Land, Alexander The Great e Seventh Son of a Seventh Son fossero sullo stesso disco. Non esagero affatto.”
TOP CANZONI 2021
Iron Maiden – The Parchment
Soup – Kingdome of Color
Blaze Bayley – The Power of Nikola Tesla
Maybeshewill – Refuturing
God is an Astronaut – Burial
VOLA – These Black Claws
Deafheaven – The Gnashing
SOM – Youth // Decay
Springtime – The Viaduct Love Suicide
KK’s Priest – Sacerdote y Diablo
Myles Kennedy – The Ides of March
Steven Wilson – King Ghost
Australasia – Perdere
TOP ALBUM 2021 per GENERE
Heavy Metal
Iron Maiden – Senjutsu
Blaze Bayley – War Within Me
KK’s Priest – Sermons of the Sinner
Portrait – At One with None
Post-Rock
God is an Astronaut – Ghost Tape #10
Maybeshewill – No Feeling is Final
MONO – Pilgrimage of the Soul
Godspeed You! Black Emperor – G_d’s Pee AT STATE’S END!
Mogwai – As the Love Continues
Artichokes – Flashbulbs
Progressive
Soup – Visions
Stefano Panunzi – Beyond the Illusion
VOLA – Witness
Mastodon – Hushed and Grim
Post-Classic / Modern Classical
Federico Albanese – Fredenwalde Teil I (EP)
Floating Points & Pharoah Sanders – Promises
Giancarlo Erra – Departure Tapes
Max Richter – Voices 2
Yann Tiersen – Kerber
Live Albums
God is an Astronaut – All is Violent All is Bright LIVE
MONO – Beyond the Past
Screamer – Live Sacrifice
Nosound – Live in Veruno
Italiani
Iosonouncane – IRA
Federico Albanese – Fredenwalde Teil I (EP)
Stefano Panunzi – Beyond the Illusion
Artichokes – Flashbulbs
Giardini di Mirò – Del Tutto Illusorio
Giancarlo Erra – Departure Tapes
Solaris – Io Non Trovo In Lui Nessuna Colpa (EP)
Motta – Semplice
Bonus – Serie TV
1. Scenes From a Marriage
2. In Treatment (Season 4)
3. Squid Game
Bonus – MOVIE
Scompartimento No.6 di Juho Kuosmanen
Luca Di Maio
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