Ogni sua uscita mi conferma che Iosonouncane è una delle cose più importanti successe alla musica negli ultimi dieci anni. Durante il 2023 sono usciti due dischi a suo nome: il primo, in duo con Paolo Angeli e intitolato Jalitah, il secondo realizzato con tre diverse formazioni intitolato Qui Noi Cadiamo Verso Il Fondo Gelido. Sono entrambi dischi dal vivo, ma entrambi lontanissimi da quello che si può considerare un live canonico. C’è un ritorno alle sperimentazioni anche dal vivo; come già in Live at Bush Hall dei Black Country New Road il palco diventa un luogo di sperimentazione e non più un teatro in cui ripetere pedissequamente quanto già registrato in studio.
Jalitah è un’opera incantevole, ma forse ancora acerba se confrontata con l’altro lavoro uscito quest’anno. Qui Noi Cadiamo Verso Il Fondo Gelido raccoglie “canzoni” (molte delle quali canzoni poi non sono) registrate a cavallo tra il 2021 e il 2022 durante tre diversi tour a supporto dell’uscita di IRA. Circa la metà del disco è composto da pezzi inediti per chi non ha partecipato a quei tour, pezzi che sono nati e si sono evoluti proprio sui palchi di tutta Europa. Pezzi che, parlando di quelli del 2021, sono improvvisazioni su tre synth, mentre quelli del tour con la formazione a sette elementi partono dallo studio e dal vivo mutano andando a trascendere in parte il concetto dietro a IRA. Alcuni dei quali sono stati poi ulteriormente affinati nel tour Europeo di fine 2022 in un inedito assetto a due synth e batteria. In mezzo alle novità assolute troviamo frammenti dei suoi dischi passati, spesse volte anch’essi stravolti come una versione di Buio solo synth e voce assolutamente da pelle d’oca. Al contrario la meravigliosa Ashes è riportata in maniera piuttosto fedele, ma trasfigurata e resa ancora più organica rispetto a quanto si può sentire su IRA.
Categorizzare i lavori di Jacopo Incani diventa sempre più difficile ogni anno che passa, ma io rimango convinto di volerli definire Post Rock. Non il Post Rock chitarristico contemporaneo, bensì quello “inventato” da Simon Reynolds di Seefeel, Pram e Bark Psychosis. Quell’usare strumenti rock per fare cose non rock e usare strumenti non rock per fare cose rock, ma trasportato saldamente negli anni ventiventi. Non vedo davvero l’ora di sapere quale sarà il prossimo passo.