La rete ha detto tutto e il contrario di tutto su Joker. Ha gridato al capolavoro, ha urlato allo scandalo per lo scostamento dai canoni del fumetto, ha elogiato Phoenix senza fine, qualcuno ha provato a criticarlo senza alcuna argomentazione valida e i confronti con le visioni passate del personaggio si susseguono senza sosta in un tedio fuori dal comune. Quindi cosa fa MangiaCassette per differenziarsi? Propone quattro, dico quattro, letture diverse del film. Certo, perché se non vuoi uscire dagli schemi, almeno estremizzali questi schemi, rimani al loro interno cercando di deformarli così tanto da renderli irriconoscibili. Un po’ come ha fatto Todd Phillips con il suo Joker.

La mia lettura non vuole entrare troppo nei dettagli tecnici. È facile elogiare Joaquin Phoenix per averci regalato una delle migliori interpretazioni degli ultimi anni. Per non aver copiato nessuno degli interpreti passati del Joker, per essersi confermato come uno dei migliori attori viventi e, potenziali furti a parte, per andarsi finalmente a prendere quell’Oscar che aveva già meritato varie volte in passato.

È un po’ meno facile capire come un regista famoso per la trilogia di Una Notte da Leoni (The Hangover) e la commedia teen Road Trip, abbia potuto realizzare un film di questo calibro. Joker è artistico, violento, leggero, pesante, inquietante, asfissiante. La fotografia è incantevole, i colori pallidi e slavati riescono quasi a far sentire l’odore di quelle atmosfere degradate della periferia di Gotham City. Il taglio delle inquadrature le fa spesso sembrare delle fotografie d’autore; l’alternanza tra la realtà e la mente di Arthur è così continua che risulta spesso difficile separare i due mondi, appositamente. Tessere le lodi di qualcosa è però sempre facile, quando la qualità è così sorprendentemente alta.

Meno facile, o meglio dire, molto difficile è lanciare un messaggio di lotta al capitalismo, lotta di classe e contrapposizione tra ricchi e poveri attraverso un film di così alto profilo. Rimossi gli orpelli artistici e i riferimenti fumettistici, siamo di fronte a una agghiacciante trasposizione di quanto sta succedendo in questi ultimi anni nel mondo, e che abbiamo visto accadere a cadenze regolari in tutta la storia umana.

I Thomas Wayne di turno (sì, il padre di Batman/Bruce Wayne) rappresentano le elite, provano un estremo disprezzo nei confronti della povera gente, li trovano pigri, disgustosi, li chiamano “classi subalterne” come se fossero dei feudatari del medioevo, e sopravvivono grazie a vuote promesse con il solo scopo di mantenere controllo sul capitale. I poveri hanno sempre più fame, avvertono sempre di più l’enorme differenza rispetto alle elite e arrivano a capire di essere continuamente insultati da questi illustri soggetti. Poi, proprio poco prima di raggiungere il punto di rottura di una vera e propria rivoluzione, una figura come il Joker emerge quasi dal nulla raccogliendo tutto il loro consenso. Il Joker non porterà benessere a nessuno, acuirà se possibile le differenze, creerà un clima di terrore nel quale la povera gente si sentirà di nuovo al potere, ma in realtà il nuovo leader non lascerà nulla per nessuno, l’unico aspetto che riuscirà a soddisfare sarà il proprio ego. Abbiamo esempi di entrambi gli estremi nella politica italiana, in quella americana, probabilmente in quella di ogni paese.

Non mi sorprenderebbe se Thomas Wayne fosse realmente il padre di Arthur/Joker, avendo soggiogato le giovane e debole segretaria, per poi abusare del suo potere facendo risultare il figlio adottato e rinchiudendo la madre in manicomio. Non credo di leggere nulla che Phillips non abbia voluto lasciare come possibile sottinteso; il suo Thomas Wayne non è un buono, non vuole esserlo, vuole solo convincerci di esserlo, come le sue illustri controparti reali.

Non devo chiamare per nome tutti i possibili alter ego di Joker e di Thomas Wayne; li vediamo tutti i giorni in tv, leggiamo i loro tweet, ci governano, governano i nostri vicini, sono all’opposizione, sono nelle regioni, nei comuni, sono dovunque. Il film riesce a evidenziare queste dinamiche del sistema sociopolitico occidentale riducendole ai minimi termini senza alcuna pietà. Molti non le vedranno, molti non vorranno vederle, altri si interrogano.

Sapete qual è la cosa più difficile di tutte? Che un regista famoso per delle commedie sgangherate sia riuscito a scolpire un’opera artisticamente di primissimo livello, basata sulla storia del “cattivo” di Batman, impreziosita da una feroce critica al sistema occidentale e guidata da una maestosa interpretazione del suo attore protagonista. Teniamocelo stretto, sicuramente, ma proviamo a riflettere se siamo felici di vivere in questo sistema o se invece per una buona volta vogliamo smettere di credere ai Wayne e ai Joker di turno, creando una vera alternativa in grado di rivoluzionare un sistema ormai incancrenito. Impossibile?

“Viviamo nel capitalismo. Il suo potere sembra illimitato e senza fine. Così era il diritto divino dei re. Qualunque potere umano può essere modificato dagli esseri umani. La resistenza e il cambiamento spesso cominciano con l’arte” – Ursula K. Le Guin

Luca Di Maio

E ora dritti alle altre letture:

Sara Capoferri con Se Ridi Se Piangi

Giada Destro con La Solitudine del riso

Erika Muscarella con Questa non è una recensione

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