Kidding rappresenta la prima avventura televisiva per Jim Carrey, dove interpreta Jeff Pickles: conduttore di un programma tv per bambini (un po’ tipo BimBumBam, ma magari per più piccoli e sicuramente con al centro il culto per il presentatore) a cui muore un figlio in un incidente d’auto e si trova in mezzo a casini famigliari di vario tipo con un esilarante Frank Langella nei panni del padre, un’irriconoscibile e meravigliosa Catherine Keneer nei panni della sorella e la Trixie di Californication che interpreta la moglie (sicuramente la mano brillante del gruppo). Non è una commedia. Lo ripeterò all’infinito. Jim Carrey non è sinonimo di commedia, chiamarsi Kidding non la rende una commedia, aggiungergli il sottotitolo Il fantastico mondo di Mr. Pickles non la rende una commedia e nemmeno se gli cambi il titolo in Se mi lasci ti cancello riesci a trasformare un capolavoro esistenziale come Eternal Sunshine Of The Spotless Mind in una commedia.

Ecco, menzione non casuale, in quanto sei episodi su dieci della prima stagione sono diretti da Michel Gondry, appunto il regista di Eternal Sunshine Of The Spotless Mind. Posto che si tratta di un ottimo regista moderno e che una mano di classe è evidente dalla qualità visiva, la connessione con il capolavoro del 2004 finisce qui. Quel film è reso immenso dalla penna di Charlie Kaufman, sceneggiatore visionario che ci ha portato anche Being John Malkovich, Adaptation e più recentemente Anomalisa (anche alla regia). Gondry è bravissimo a catturare i momenti e renderli memorabili (tutte le scene con pupazzi, teste finte e marionette sono incantevoli, e qui torniamo a Kaufman e John Malkovich, ma anche Spike Jonze, chiarissima fonte di ispirazione), ma visti i temi la sceneggiatura è fondamentale.

Il creatore della serie è il quasi debuttante Dave Holstein, che si è infilato in qualcosa di davvero complesso trattando temi tra i più delicati e impegnativi: elaborazione del lutto, crisi esistenziale, questioni di genere, identità sessuale, comunicazione in famiglia, pedagogia e tanto altro ancora. La realizzazione è visivamente intrigante (Gondry), spesso irriverente (alterna momenti puramente drammatici a momenti un po’ alla The Office, quello vero) e i temi di cui sopra sono trattati in modo molto moderno e interessante. Tuttavia manca qualcosa, o meglio, c’è qualcosa di troppo.

Il vero problema di Kidding è appunto il brodo. Il mondo dell’editoria, del cinema e anche delle serie tv negli ultimi anni soffre di questa grandissima piaga: si allunga troppo il brodo. Kidding poteva essere un film meraviglioso, perfetto, quasi come alcuni dei capolavori citati prima, se solo avessero concentrato il vero succo in meno di due ore senza perdersi in riempitivi, forzate scene tragi-comiche e parentesi ridondanti. Invece è una buona serie, bella da vedere, con temi interessantissimi, ma che non arriva ad essere il capolavoro che poteva essere per mancanza di focalizzazione e concentrazione del suo cuore narrativo e tematico.

Jim Carrey poi merita un capitolo a parte. Se mi dovessi concentrare solo su di lui, questo sarebbe un capolavoro. Sarebbe un altro capitolo in quella che di fatto suona tanto come una sua biografia romanzata. L’anno scorso abbiamo visto l’affascinante documentario Jim & Andy: The Great Beyond con Carrey in persona che ci parla di tutto quello che è successo sul set di Man on the Moon e del compianto Andy Kaufman (nessuna parentela con Charlie). Ne esce un ritratto di Carrey attraverso Kaufman che, collegato a Kidding, viene ulteriormente completato. Siamo di fronte ad un attore, un uomo, intrappolato nel suo personaggio. Intrappolato in The Mask e Ace Ventura, intrappolato nella sua faccia di gomma e nelle sue battute demenziali. Un uomo che urla disperato per poter uscire da questi schemi costruiti per lui tanti anni fa; urla per poter dire qualcosa di più, insegnare, comunicare, essere ascoltato. Nessuno lo ascolta, nessuno lo ha mai realmente ascoltato. Il pubblico vuole solo un nuovo Ace Ventura, mentre lui vorrebbe dare di più.

Vorrebbe dare di più perché può dare di più. Stiamo parlando di un attore che già vent’anni fa con The Truman Show ha dimostrato di poter essere lassù con i più grandi attori della storia del cinema, ma che non ha avuto la possibilità di esprimere la totalità di quello che può fare con continuità.

Mi perdo. In ogni caso Kidding è affascinante. E’ una serie che parla di temi piuttosto pesanti con un tono abbastanza scanzonato, ma rimane una serie drammatica anche piuttosto depressa nonostante come cerchino di venderla i vari network. Indubbiamente sopra la media e imperdibile per gli estimatori del Jim Carrey vero e sincero; non so cosa aspettarmi della seconda stagione (considerando il discorso del brodo), ma sicuramente la guarderò e vi dirò la mia.

Luca Di Maio

0 0 votes
Article Rating