Nonostante il mio anti-capitalismo diventi sempre più fervente con il passare degli anni, non riesco a liberarmi del calcio. Cioè, non vado allo stadio, non pago abbonamenti streaming, ma il Milan se posso me lo guardo. E mi incazzo quando perde (e gioisco quando vince, ma meno). Sono consapevole che di sportivo in senso stretto ci sia rimasto ben poco; forse è solo un poco più sport del wrestling, e non ne sono nemmeno così tanto sicuro. Però è amore, è venerazione, è religione. Un amore di quelli disfunzionali che non vorrei provare, ma provo; e nonostante il Milan (ma direi piuttosto il calcio in generale) mi faccia più male che bene, non riesco ad abbandonarlo del tutto.

E qui si inserisce La Ragione di Stato. Si tratta di un collettivo nato da una pagina social che riesce a trattare il calcio proprio in questo modo qui. Il calcio è una ragione di stato, che lo si voglia o no; è un qualcosa che muove le masse, e le muove da dentro, ma allo stesso tempo bisogna riuscire a non prenderlo troppo sul serio.

E loro questo lo riescono a rendere con una classe e una cultura fuori dal comune; non fanno ironia in senso stretto come altre pagine anche più note, loro fanno cultura. E scrivono libri. La loro prima fatica è uscita nel 2022, intitolata Dov’è La Vittoria, e racconta l’avventura dell’Italia nei tre campionati mondiali degli anni Novanta, mescolando il calcio al costume e alle vicende socio-politiche del nostro assurdo paese. Il secondo, Delitto e Castigo, l’Italia a Euro 2000, è uscito l’anno scorso, ma purtroppo non l’ho ancora letto (è sullo scaffale in fila, ve ne parlerò quanto prima).

Qui sotto trovate un paragrafo che racconta la musica di USA 94. Trovo che sia un perfetto manifesto della loro poetica in cui riescono a inserire tutto quello definisce l’Italia come paese. La chiusura di quel paragrafo torna a quella sintesi borisiana della locura (che loro chiamano “divina stupidità” citando Carmelo Bene), come inappuntabile descrizione degli incredibili anni novanta.

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