Adoro le strisce digitali di @mangia.sogni . Ogni qual volta fa uscire qualcosa, la leggo con grande trepidazione perché sembra sempre che stia parlando a me. A una qualche versione di me nello spazio-tempo quantomeno. Nonostante condivida con lui l’essere un millennial, Valerio Amilcare (Mangiasogni nel mondo reale) è nato ben dieci anni dopo di me e le sue riflessioni sono spesso dedicate a giovani appena usciti dalla scuola e alle prese con le enormi difficoltà che tutti ci troviamo ad affrontare nel diventare adulti. Io di anni ne ho 41 e in teoria dovrei fare già parte del mondo degli adulti, ma non posso fare a meno di ritrovarmi nelle immagini del capitalismo che ti succhia il sangue, che ti ruba l’anima, mentre ti permette al limite di sopravvivere. Ancora di più mi ritrovo nei sogni infranti, nelle promesse non mantenute, nel rendersi conto che niente è come ci eravamo immaginati, niente è come dovrebbe essere, e soprattutto che niente è come prima.

Niente Come Prima è infatti il suo primo romanzo. È il libro che avrei dovuto (ma non voluto) leggere quando avevo 25, 26 o anche 29 anni. Quando credevo che il lavoro avesse qualche significato, quando credevo che la carriera avrebbe potuto portare una realizzazione, quando pensavo che alla società in cui viviamo importasse realmente di me. Questo è reso molto bene in Niente Come Prima, così come l’alienazione dei due protagonisti e la loro impossibilità di trovare un posto nel mondo perché quello che c’era prima non c’è più, e quello che li aspetta in qualche modo li rifiuta. Perché trasformare qualcuno in un perfetto ingranaggio del sistema non significa accettarlo, ma solo assimilarlo.

Sotto il profilo stilistico trovo le poche tavole presenti molto d’impatto come sempre, mentre la prosa è un po’ semplicistica e i dialoghi un po’ ingessati e poco realistici nella forma. Se dovessi scommetterci, direi che è colpa dell’editing che ha voluto semplificare il tutto sottovalutando il lettore medio del libro. In ogni caso, lo regalerei a tutti i ventenni del pianeta perché abbiamo bisogno di giovani consapevoli se vogliamo che il nostro mondo sopravviva.

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