La neonata casa editrice nostrana @mercurio_books , già incensata lo scorso anno per lo strepitoso Alla Gola, è riuscita definitivamente a conquistarmi grazie a tre libri che si muovono al confine tra fantascienza, fantastico e weird, ma che non devono vergognarsi di essere messi a confronto con opere più letterarie non di genere. Parlo di Negli Universi di Emet North, L’altra valle di Scott Alexander Howard, e Paradiso terrestre di Laura Van den Berg.
Si tratta di opere che intrecciano rimpianto, amore, identità e natura attraverso strutture speculative, con prose liriche che evocano malinconia e speranza. Il fulcro emotivo di tutte e tre può essere ritrovato nei traumi formativi che guidano le protagoniste verso finali di sacrificio, perdono o accettazione. L’elemento dell’universo parallelo è ricorrente anche se in forme diverse, ma sempre funzionale a esplorare gli aspetti emotivi.
Il mio preferito è Negli Universi, serio candidato a romanzo dell’anno 2025. La narrazione si muove tra universi paralleli in modo apparentemente disordinato e sconnesso; non c’è un espediente fantascientifico come ne L’altra Valle (che ricorda un po’ la serie Dark) o fottutamente weird come in Paradiso Terrestre. In Negli Universi quando finisce un capitolo ambientato in un verosimile mondo contemporaneo, è come se fosse finito un racconto, e quello successivo potrebbe essere un futuro weird con animali posseduti da alieni e l’amica della protagonista che ne preserva i cadaveri all’interno di un giardino della tassidermia (e non è il capitolo più strano del libro). Il filo conduttore tra i vari universi è spirituale, e nonostante la protagonista non passi tecnicamente da un universo all’altro (nel senso che in ogni capitolo ne vediamo di fatto una versione alternativa), porta comunque a conclusione una storia queer fatta di amore, rimpianto e accettazione.
Da lettore di fantascienza da oltre vent’anni ero un po’ stanco dei canoni del genere e dei limiti che vi si trovano sotto molti aspetti, ma allo stesso tempo ritengo che sia spesso necessario abbattere i confini del reale, talvolta anche del verosimile, per scrivere storie più vere sul mondo in cui viviamo.