Stuzzicato da alcune ottime recensioni sulla stampa specializzata ho deciso di lanciarmi in questo disco un po’ fuori dalla mia zona di confort e devo dire che ne sono uscito decisamente arricchito.

Vittorio Nistri e Filippo Panichi sono due musicisti attivi da anni nell’universo della musica sperimentale e si trovano qui assieme per la prima volta in un lavoro identificabile come musica da camera psichedelica contaminata da elettronica sperimentale. Non c’è forma canzone, non ci sono voci, ci sono strumenti tradizionali, ma sono più spesso utilizzati in modo non convenzionale; per il resto vi troviamo un ensemble da camera composto da violoncello, viola, contrabbasso, trombone, clarinetto e sassofono (utilizzati in blocco o individualmente a seconda della composizione), oltre a tanta elettronica costruita manualmente (cellophane stropicciato filtrato, suoni da dissipatore di Pentium II, tra le altre cose).

I pezzi presi singolarmente si possono accostare a vari generi diversi con un filo conduttore umorale tra l’apocalittico e la ricerca di una speranza: si parte proprio dalla musica camera (il pezzo di apertura), passando per qualcosa tra il jazz e il blues (Maya Deren Blues), dalla quasi techno di Pipistrelli Nel Frigorifero (con un bel remix più pompato mi ci vedo decisamente a ballarla), fino al post-classico più emotivo del pezzo di chiusura. In mezzo ci sono incursioni sfuggenti nei territori più sperimentali del rock progressivo e del krautrock, ma senza mai andare a materializzarsi pienamente; il rock è sempre qualcosa che aleggia, che si capisce dalle improvvisazioni di chitarra e dall’uso del basso che ci dovrebbe essere, ma alla fine non c’è mai davvero.

È musica di ricerca (quella forse più eclatante: su un pezzo c’è un riff di basso costruito campionando singole note di Hugh Hopper da sue performance con i Soft Machine), e in quanto tale politica, e in quanto politica mi piace sempre. Nistri e Panichi prendono delle posizioni radicali, che anche senza leggere il booklet possono essere percepite in toto. E non è da tutti.

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