Gli Ottone Pesante sono un terzetto originario di Faenza, proprio dalle mie parti, che una decina di anni fa ha deciso di inventarsi un metal estremo d’avanguardia suonato con tromba, trombone e batteria. E basta.

Siamo al cospetto di una delle proposte più originali adiacenti all’universo metal che io abbia avuto il piacere di sentire. I due ottoni, collegati a una pletora di effetti da fare invidia agli shoegazers più evoluti, fanno semplicemente di tutto. Dal trombone si può sentire un basso elettrico, ma non è esattamente un basso elettrico, dalla tromba si può sentire quasi una chitarra solista, ma non è proprio una chitarra solista, si possono sentire dei riff di chitarra distorti, ma non sono proprio quello che sembrano. Ed è tutto così. Non siamo di fronte a una emulazione di sonorità canoniche con strumenti esotici; siamo al cospetto di suoni nuovi che provano a costruire qualcosa di simile a delle canzoni metal, nonostante la forma canzone rimanga spesso un lontano miraggio, anche nei pochi pezzi in cui compare del cantato.

I pezzi attraversano tutto lo spettro del metal estremo alternando momenti di blast beat black metal, ad altri death metal tecnico, a passaggi doom, che talvolta si aprono e chiudono con delle sezioni di ottoni più canonici, i quali possono essere marziali di atmosfera oppure più liberi e jazz. Di tutto appunto.

E dal vivo tutto è proposto con un’intensità fuori dal comune; Francesco Bucci al trombone è indemoniato mentre interpreta lo strumento con una fisicità unica nel suo genere, Paolo Raineri è invece più compassato con la sua tromba spesso suonata a una mano sola. Non pesa la quasi totale assenza di voce (se escludiamo qualche scream di Raineri e Lili Refrain sulla backing track di The Battle of Qadesh) perché non ci sono mai cali d’intensità e tutto fluisce attraverso una serie di catarsi continue che portano a fluttuare di fronte al palco nonostante altrettanta voglia di abbandonarsi al pogo selvaggio durante i momenti più violenti. Ancora una volta, di tutto appunto.

Se non vi spaventa il metal estremo, sono un’esperienza live assolutamente da fare (e anche su disco, ma ne parleremo).

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