Non ho mai parlato di attrezzatura su MangiaCassette. Mi sono sempre voluto tenere sul livello emotivo, talvolta politico, talvolta storico, ma raramente mi sono addentrato in aspetti tecnici. Dato che lo scorso fine settimana ho avuto il piacere di visitare Sintonie Italian High-End, la fiera dell’Hi-Fi di Rimini, ho pensato di raccontarvi la mia esperienza riflettendo anche sul concetto di audiofilia.
Vi ritenete degli audiofili?
Non saprei dire quando ho iniziato a interessarmi alla resa sonora di quello che ascoltavo; forse in parte l’ho sempre fatto, ma alla fine usavo comunque delle cuffie tristi e degli stereo normali senza sentirmi particolarmente inadeguato. Poi un giorno comprai delle auricolari Sennheiser per il mio commuting, ben lontane dall’essere qualcosa di audiofilo, ma furono comunque in grado di farmi sentire cose che non avevo mai sentito prima. Le Sennheiser si ruppero e, esibendo chiarissimi tratti da audiofilo, volevo di più. È così che cercando online mi sono imbattuto in colui che definisco tutt’ora “il mio guru dell’audio” Steve Guttenberg.
All’epoca, circa dieci anni fa, Steve aveva il suo blog sul sito di tecnologia americano CNET, nel quale recensiva casse, cuffie, amplificatori, DAC e altre elettroniche varie. Il target è parso subito evidente: aiutare gli audiofili squattrinati a comporre impianti di qualità senza svenarsi eccessivamente. Circa quattro anni fa ha aperto anche un canale YouTube sul quale sfoggia delle meravigliose camicie sgargianti, oltre al suo enorme appartamento di New York strapieno delle apparecchiature più esotiche.
Steve mi spinse quindi a comprare delle MEElectronics A151, ed è forse stato quello il momento in cui mi si è aperto un mondo. Audio di qualità non vuole solamente dire avere tanti bassi grassi e opulenti, come ultimamente sembrano voler passare tutte le casse WiFi più commerciali. Vuol dire sentire meglio, vuol dire sentire di più, vuol dire rendersi conto di tutto uno spettro di sonorità normalmente nascosto nella maggior parte delle condizioni. Poi sono seguite delle vere cuffie, Audio-Technica ATH-MSR7, e un amplificatore per cuffie, Schiit Magni 2. Ero in un piccolissimo appartamento e usare delle casse serie non aveva alcun senso.
Col tempo la casa è cresciuta di dimensione permettendomi di introdurre diffusori da pavimento, ampli, giradischi e tutto il resto. Da qualche anno posso senza dubbio riconoscermi come audiofilo.
Ma cos’è un audiofilo?
E anche qui arriva il buon Steve Guttenberg con due video perfetti: le dieci ragioni per cui sei un audiofilo, e la differenza tra audiofilo e high-end. Nel primo quelle che trovo più rilevanti sono:
- Volete che la musica che amate suoni meglio. Non è scontato, buona parte delle persone sono soddisfatte di quello che hanno e, anche quando esposte a migliore qualità, non ne sentono il bisogno pur riconoscendola.
- Siete interessati sia alla musica, che alla strumentazione. La strumentazione non è solo un mezzo, ma in un certo senso vi fa godere per quello che è.
- L’estetica è importante.
- Avete una montagna di musica su supporti fisici.
- Aggiungo io: vi prendete del tempo per ascoltare i dischi. Poltrona, sedia, divano, letto, pavimento, quello che preferite, ma da soli e in intimità con il vostro disco.
Riassumendo: un audiofilo è qualcuno che ama la musica e vuole ascoltarla nel modo migliore che è in grado di permettersi, cercando di migliorarsi continuamente.
L’altro video invece fa una distinzione che trovo non sia troppo recepita all’interno dei circoli audiofili italiani, ma che ritengo fondamentale. Spesso anche in Italia tendiamo a usare audiofilo e high-end come sinonimi quando parliamo di attrezzatura, ma secondo il buon Steve non lo sono affatto.
I prodotti per audiofili (Schiit, Elac, Denon, e moltissimi altri) sono concepiti per avere la qualità migliore possibile all’interno di un budget definito, mentre per quelli high-end (McIntosh, Krell e ancora altri, a volte i brand si sovrappongono) il budget è abbastanza irrilevante. E il resto? Il resto segue altre logiche: Apple, per esempio, pone il branding e l’estetica al primo posto, mentre i marchi più commerciali danno solitamente precedenza al budget. Audiofilo e High-End mettono il suono al primo posto, sempre, con o senza budget. E Sintonie mi ha assolutamente confermato questa idea.
In sostanza: non è necessario possedere un pre + finale McIntosh da 50.000 euro per essere degli audiofili. L’audiofilia è una predisposizione mentale, il resto deriva dalla condizione in cui ognuno di noi si trova in un dato momento.
Sintonie Italian High-End
Essendo a mezz’ora da casa, ho arruolato un amico con cui condivido questa malattia e Sabato mattina ci siamo presentati ai cancelli poco prima dell’apertura. Era la mia prima fiera dell’HiFi, ed è stata una grande esperienza in grado di aprirmi gli occhi a un mondo sostanzialmente nuovo: quello del vero high-end.
Dimenticate il “budget audiophile” di Steve Guttenberg e “il miglior impianto possibile sotto i duemila euro”; qua con duemila euro compri il mobiletto, e nemmeno troppo grande. Questo è il livello. Certo che, quando mi ricapita di ascoltare Paranoid Android su un impianto da 230.000 euro? La maggior parte degli italiani vive in case dal valore inferiore.
Per i miei standard “pubblicitari” ho già menzionato fin troppi marchi in questo articolo; quindi, non mi lancerò in fantomatiche recensioni per le quali non ho nemmeno le competenze. Sappiate però che sono più volte riuscito a storcere il naso davanti alla riproduzione di musica meravigliosa su impianti che superavano quasi sempre i 100.000 euro di valore. E questa è la prima delle lezioni che ho imparato: non esiste l’impianto perfetto.
Se non mi piacciono i bassi grassi, il valore non importa, uscirò abbastanza innervosito dall’ascolto. Se invece il tipo di suono mi aggrada, riuscirò a godere anche ascoltando una session tra un sassofonista jazz e dei canti gregoriani (Jan Gabarek, bellissimo davvero, in calce trovate una playlist).
Di conseguenza l’esperienza è riuscita a farmi riflettere su quello che mi piace. Anche qui, se non avete grandissime disponibilità economiche o non siete degli avidi compra-venditori di usato, non avrete sentito così tanti impianti. Ecco, in cinque ore ne avremo ascoltati almeno una ventina. Così ho capito meglio i miei gusti in quanto a tipo di timbriche preferite, che proverò a calare su un budget abbordabile per il mio prossimo acquisto.
Abbiamo anche assistito a un’interessantissima guida all’ascolto a concerti di musica classica che, anche se non sono assolutamente il mio pane, ho enormemente apprezzato per la passione e la conoscenza del relatore. Inoltre, ha portato un’altra riflessione audiofila. Steve Guttenberg dice che il sogno bagnato di un audiofilo è quello di riuscire a sentire a casa esattamente quello che è successo durante la sessione di registrazione. Si tratta chiaramente di una chimera, ma che con i concerti sinfonici è forse più ottenibile rispetto ad altri mondi. Il relatore raccontava di girare per tutti i migliori auditorium d’Europa a caccia di concerti e, con un’esperienza del genere, posso immaginare che sia in grado di valutare bene la qualità delle registrazioni. Cosa impossibile rispetto a dischi in studio, e poco applicabile per concerti elettrici.
In conclusione, penso che l’anno prossimo ci tornerò. Non sarò mai un potenziale cliente per questo genere di prodotti, ma sono sicuro che potrei oltremodo godere dell’esperienza ancora una volta. È un po’ come andare a guardare le ville dei V.I.P. o le auto di lusso; alla fine siamo sempre umani, anche se audiofili.
Luca Di Maio
Qui sotto avete una playlist di pezzi che ho Shazamato durante la fiera. Alcuni molto conosciuti, tanti altri no. Si tratta generalmente di registrazioni eccellenti che, magari non usando Spotify, potreste anche usare per testare i vostri impianti. In primis però sono tutti grandissimi pezzi che vanno dal jazz più tecnico, a quello più easy, passando per hard rock, progressive, latina, e tantissimo altro.