“RanestRane? Ranestrein? No, Rane Strane, in Italiano! Eh? Le Rane Strane? Già!” Questo discorso virtuale andò in scena nel mio cervello quando mi resi conto del nome di questo gruppo scoperto un po’ per caso grazie a Spotify. Già, perché esiste un gruppo Rock Progressivo romano che si chiama RanestRane, esiste da oltre vent’anni e ha inciso solo concept album in italiano suonati in sincrono con film d’autore (sì, avete capito bene, rileggete, ma sono sicuro che abbiate capito bene). E non li conoscete, ma dovreste, perché non esiste nulla di più MangiaCassette di loro.

Le RanestRane si formano a Roma nel 1998 grazie ai fratelli Daniele Pomo (voce e batteria) e Massimo Pomo (chitarra), assieme al bassista Maurizio Meo e al tastierista Riccardo Romano. Si sa poco di loro fino al 2007 quando riescono a pubblicare il loro primo album Nosferatu Il Vampiro, basato sull’omonimo film di culto di W.Herzog. Segue nel 2011 Shining, basato sul capolavoro di Kubrick, con il quale il gruppo inizia a farsi conoscere anche al di fuori dei confini romani.

Si tratta di concept album molto diversi rispetto a quello a cui siamo abituati. Tutti i loro dischi possono essere suonati in perfetto sincrono con i relativi film e incorporano svariati dialoghi intervallati da musiche e testi originali che vanno a reinterpretare la storia del film. Per i concerti si spingono oltre inventando il format del “Cineconcerto” suonando con la proiezione dei film sincronizzata dietro le loro spalle.

Affascinante. Ma anche bello? I primi due album li considero quasi un rodaggio per un format tanto complesso. Sono dei bei dischi, ben suonati e ben interpretati, ma soffrono di qualche problema. In primis aver usato i dialoghi doppiati dei film li limita un po’ rispetto all’utilizzo della lingua originale. Il problema principale è però il poco senso delle canzoni: tanti, troppi spezzoni di film vanno a spezzare il ritmo della musica, le canzoni sono corte e non tutte decollano realmente. Sono comunque dischi potenti e originali con qualche gran pezzo, e sicuramente ne parlerei meglio di così se non sapessi cos’è arrivato dopo.

Nel 2013 comincia infatti il loro capolavoro. La prima parte di una trilogia di album su 2001 Odissea Nello Spazio intitolata appunto A Space Odyssey. Cominciano con Monolith, seguito nel 2015 da H.A.L. e nel 2018 da Starchild. L’esperienza fatta sui due lavori precedenti culmina da subito in qualcosa di magico e mistico allo stesso tempo. Per dare ulteriore credito alla loro creatività, sono ospiti sui dischi Steve Rothery e Steve Hogarth dei Marillion. Il primo con alcuni splendidi assoli, il secondo scrivendo e interpretando le parti parlate in apertura e chiusura.

Monolith è aperto da Semi, una suite di diciotto minuti che mette in musica tutta la prima parte del film All’alba dell’uomo. Il sincrono con determinate scene è da pelle d’oca e l’emozione trasmessa da Daniele Pomo alla voce è oltre ogni limite consentito nella sua romantica descrizione degli accadimenti. Segue Fluttuerò, una ballata strappalacrime cantata dal punto di vista della stazione spaziale Clavius. Gli altri capolavori del primo disco sono Materna Luna e Il Monolito di Tycho (di fatto tutte le canzoni a esclusione di quelle solo parlate). È faticoso descriverli in quanto si tratta di qualcosa di veramente nuovo. Le RanestRane giocano con la musica leggera italiana da un punto di vista vocale, ma musicalmente sono più verso i primi Genesis con talvolta delle sbandate verso lidi quasi metal.

H.A.L. è chiaramente molto incentrato sulla figura dell’intelligenza artificiale a bordo della Discovery One ed è abbastanza diverso da Monolith. Canzoni generalmente più brevi, si nota una ancora migliore integrazione degli spezzoni del film e presenta influenze che vanno dalla musica etnica al metal più tecnico. Tutte le canzoni sono assolutamente godibili anche singolarmente: dall’italianissima Discovery One, alla metallosissima Computer Malfunction, passando per la jazz/funk La Perfezione Che si Cerca (ancora più incisiva dal vivo).

Il tutto culmina in Starchild, con le RanestRane che continuano la progressione nella maestria di integrazione musica/film. La scena della morte di H.A.L. è resa in una maniera così struggente da far star male. Nel film H.A.L. può essere visto come una fredda macchina che calcola ogni singola mossa e va in crisi a causa di un conflitto di direttive; invece grazie a questa reinterpretazione è più umano, si soffre più per lui che per David Bowman. Ascoltare Stargate in sincrono con il film è un viaggio psichedelico elettronico degno della migliore psy-trance, ma sempre ancorato su fortissimi binari progressive rock. Ogni singola canzone, anche l’unica principalmente parlata, è di per sé un capolavoro autoriale; se si pensa che sono state tutte scritte prestando la massima attenzione alla sincronizzazione del film, è quasi sconvolgente.

Ho inoltre avuto la fortuna di andare a sentirli alla presentazione di Starchild dove hanno suonato tutta la trilogia, e sono rimasto ulteriormente senza parole. Esecuzione perfetta sempre in sincrono con tutto il film. Nonostante sia impegnato con non semplicissime parti di batteria Daniele Pomo è struggente alla voce, il fratello Massimo alla chitarra e Maurizio Meo al basso sono precisissimi e emozionali, mentre Riccardo Romano è un vero e proprio virtuoso alla tastiera. Il tempo vola e le canzoni risultano decisamente più pesanti dal vivo che su disco; un viaggio mistico immersi in tecnica ed emozioni. Dopo questa esperienza 2001 non è stato più lo stesso. Sono riusciti a migliorare quello che è già un capolavoro senza tempo.

Il gruppo sarà presto al lavoro su qualcosa di nuovo, pare un altro film. Onestamente faccio fatica a pensare sia possibile migliorare quanto prodotto con questa trilogia, ma aspetto impaziente. Nel frattempo spero vivamente che possano acquisire sempre più seguito in quanto le RanestRane dovrebbero essere un orgoglio dell’Italia nel mondo, come furono la P.F.M. e tutti gli altri gruppi dell’epoca d’oro del rock progressivo italiano, invece stentano inspiegabilmente e decollare anche all’interno della nicchia a cui appartengono.

Per la cassetta abbiamo deciso di non fare una selezione in quanto non renderebbe giustizia a questi meravigliosi concept album, quindi vi trovate tutta la trilogia A Space Odyssey. Qui di fianco avete anche un video di Semi dal vivo, giusto per capire cosa significa “Cineconcerto”. Preparatevi per un viaggio mistico senza precedenti. Non ringraziatemi quando non ne potrete più fare a meno.

Luca Di Maio

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