Nell’ordine di battere il metallo finché è caldo, in scia alla recensione dell’ottimo War Within Me di Blaze Bayley scritta dal buon Luca, interrompo il mio silenzio da “critico” musicale (nel senso più sfigato del termine, ci mancherebbe) per parlarvi di Live Sacrifice, primo live album degli svedesi Screamer.

I nostri 5 svedesoni sono in giro dal 2009 (anno del primo demo Never Going Down) e hanno già 4 full all’attivo. Tuttavia è grazie all’ultimo, ottimo, straconsigliato Highway of Heroes del 2019 che il nome della band ha cominciato a circolare maggiormente permettendo loro di emergere nell’ormai affollato ed eterogeneo (entro certi canoni, beninteso) movimento “New Wave of Traditional Heavy Metal”.

Bando alle ciance e parliamo dell’album nello specifico. Spingiamo PLAY e dopo una brevissima intro si comincia subito a pestare duro. Ride On, Demon Rider e Shadow Hunter sono una mazzata in faccia; alle chitarre Anton Fingal e Dejan Rosic macinano riff e assoli che è un piacere, la sezione ritimica (composta Henrik Petersson alla batteria e Fredrik Svensson Carlström al basso) è rocciosa, compatta e contribuisce a irrobustire l’impatto sonoro dei brani, mentre dietro al microfono Andreas Wikström, pur non avendo chissà quale estensione vocale, interpreta i brani con la giusta carica (anche se, nell’arco dell’album, si intravede qualche piccolo cedimento). Una cosa che mi ha positivamente colpito è che rispetto alla controparte in studio su questo live i brani letteralmente ESPLODONO. Risultano infatti più veloci, più cattivi, più TUTTO: altro segnale incontrovertibile che testimonia il trovarci di fronte a una band ambiziosa e di sicuro valore.

Siccome li trovo noiosi e spesso superflui non mi dilungherò in un track-by-track: vi dico solo che qui c’è l’HEAVY METAL, quello vero, quello preso bene, quello suonato con il PORCOD** (si, la definizione è mia) nel cuore; da far sentire ai fighetti risvoltinati metrosexual NEMICI DI VERO METAL che si fanno burla delle tallerie, della passione, della FEDE.

Tuttavia una menzione speciale è dovuta a Monte Carlo Nights (tratta dall’album Hell Machine del 2017); non è una canzone, è la Gloria, è Villeneuve che vince a Monaco nel 1981 con la Ferrari turbo, è un operaio di Lotta Continua che sbanca (imbrogliando, giustamente) il casinò di Monte Carlo e scappa dagli sbirri su una Ferrari 512BB rubata ai cazzo di nobili monegaschi ascoltando “British Steel”.

Per quanto mi riguarda, non ho altro da dire. Se vi definite metallari, ora tocca a voi fare vostro questo album (leggi: cacciare il grano e COMPRARLO direttamente dalla band) e contribuire quindi a far sventolare lo stendardo del Metal in alto. In alternativa potete continuare ad ascoltare i formaggini che da anni vi propinano le band mainstream. Choose your side.

Emanuele Antolini

Per accompagnare l’articolo Luca e io abbiamo preparato una playlist che illustra in modo evidente la nostra idee di Heavy Metal anni 2000. Buon ascolto.

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