Ben tornati! Qua si riparla di SKAM! Dopo una panoramica sulla serie, è giunto il momento di addentrarci nella trama. In che modo gli adolescenti odierni renderanno più accogliente il mondo odierno? È già sotto i nostri occhi e io, da docente, godo di un punto di osservazione privilegiato.
Molte delle “problematiche sociali” di cui dibatte la politica ogni fottutissimo giorno per le nuovo generazioni, semplicemente non esistono. A ricreazione, nelle gite, nei temi, nelle discussioni risulta evidente come la politica, la società sia talmente scollata dalla realtà. Sono VECCHI, con ottiche ammuffite sulla società, con una visione ormai distorta delle nuove generazioni. Badate bene: chi parla ha l’indole della bacchettona, della vecchia rompiballe arrugginita che probabilmente finirà i suoi giorni su una sedia, di fronte a casa, ad inveire contro le mode di questi giovinastri. Ma, questa serie e i miei ragazzi, il modo in cui affrontano la quotidianità, mi ha dato la possibilità di comprendere come il “NUOVO” sia spesso e sovente migliore di ciò che l’ha preceduto. Con buona pace della mia generazione di Xennials che, per definizione, è fuori, astratta dal tempo come mai è capitato prima nella storia dell’umanità.
La prima stagione parla di moralità. Lei AMA lui. Lui è un bravo ragazzo che commette qualche errore, ma nulla di grave. La loro storia è “nata male” nel senso che non ha seguito un percorso normale, ma è nata da un tradimento. Lei, Eva, ha valori morali così rigidi, che ben presto si inerpica su se stessa, si aggroviglia in un coacervo di insicurezza e solitudine e manda tutto a puttane. Ed è qui il bello della serie. Puoi assolutamente capire, da adulto, quale sia il problema che lei affronta, ma non è chiaro all’adolescente perché, ovviamente, è troppo coinvolto nella serie.
Eva deve fare i conti con sé stessa, accettare l’errore che ha commesso, affrontare la VERGOGNA che prova di scoprirsi imperfetta e fallibile ma soprattutto, deve allontanarsi da tutta quella solitudine. Lei è una ragazza sola. Sola nel vero senso del termine: ha un ragazzo fantastico ma non perfetto, che ad un fine settimana al lago solo per loro due, invita tutti i suoi amici (ha 17 anni, gli amici sono il suo mondo); l’unico confidente che ha è il migliore amico del suo ragazzo; la madre e il padre sono assenti ma squisitamente “GenitorInformati”, che pensano di essere OTTIMI genitori, mentre francamente, lasciano molto a desiderare; amiche non ne ha. Finché finalmente non incontra altre “sfigate” e così, una solitudine sommata all’altra iniziano finalmente a formare una compagnia.
Nella prima serie vengono affrontati temi pesanti come macigni: il tradimento, la violenza, il bullismo. Il taglio che gli è stato dato però non ha nulla di Italico: non c’è il finale rassicurante, non c’è la frase risolutiva, non c’è la conclusione a tarallucci e vino. Finalmente. Silvia, che affronta il primo rapporto sessuale con un belloccio collezionista di ragazze in modo a dir poco ingenuo e inconsapevole, rischia, rischia di brutto e se la cava, alla fine, ma dopo molta sofferenza. Eva, alla fine, capisce che il fulcro del suo dolore appartiene alla sua incapacità di rapportarsi con l’errore. Errare è umano, ma lei, da perfetta nevrotica cresciuta da due nevrotici, non lo sa affrontare.
La cosa stupenda, che mi dà speranza nel futuro è vedere come le nuove generazioni affrontano tematiche che per noi erano quasi tabù. L’omosessualità. In Dawson’s Creek il personaggio che si scopriva omo veniva prima bullizzato, poi ghettizzato, quindi rifiutato dalla famiglia per poi rifarsi una sorta di “vita” lontano da Capeside. Io vedo i miei ragazzi a scuola, vedo come i maschi giocano tra loro, vedo, sento, respiro a ricreazione come si rapportano all’amico di giochi di una vita che un giorno, all’alba dei suoi 16 anni ha scoperto che gli piacciono i maschietti. Per loro, deus gratia, il problema non sussiste. L’amico è sempre lui, non è cambiato, Non è cambiato NULLA. Il problema nasce quando la loro accettazione incontra gli occhi degli adulti. Dei mirabolanti e stupendi quarantenni d’oggi. Dei finti trentenni Hipster con la testa piena di preconcetti fossili e idiosincrasie.
Ed ecco che qui, il loro sguardo pieno d’innocenza si riempie di VERGOGNA.
Nella seconda stagione i genitori di Niccolò creano il problema, il padre di Martino con un solo messaggio (“Mi stai prendendo in giro?”) scava una fossa incolmabile tra lui e il figlio. Sinceramente non vedo l’ora che riparta con la terza stagione. Se seguiranno la trama Norvegese, seguirà le vicende di Nora, affrontando tematiche pesantissime, come la violenza sessuale, femminismo (aiuto, argomento ancora più spinoso, se possibile, della violenza) e disordini alimentari. Personalmente riverso molte aspettative sulla quarta stagione, conclusiva, dato che l’argomento principe sarà il razzismo. Anche qui, spero di vedere riproposto sul grande schermo quello che osservo ogni dannato giorno nelle ricreazioni, all’entrata, all’uscita e ai cambi d’ora: il mondo plasmato dai ragazzini di oggi è migliore di quello che avevano plasmato per noi.
Elena Liverani
P.S. Per quanto riguarda la cassetta relativa all’articolo, è stato deciso di inserire quella ufficiale della serie, e di non crearne una ad hoc, per un motivo ben preciso: non rispecchia gli standard qualitativi della redazione, ma rappresenta molto bene la serie in questione.