Stockport, UK, Aprile 1979. Bernard Sumner, Peter Hook, Stephen Morris e Ian Curtis sono diretti verso gli Strawberry Studios, il post-sbornia è devastante e il primo giorno di registrazioni di quello che sarà Unknown Pleasures si propone già come un incubo. A pochi metri delle porte dello studio iniziano a sentire delle chitarre distorte che sembrano provenire dal secolo scorso.
«COSA CAZZO È QUESTA MERDA?!»
Ian corre dentro lo studio e ci trova tre metallari ubriachi intenti a massacrare tutta la strumentazione con della roba che sarebbe piaciuta a suo padre, cinque anni fa.
«E voi chi cazzo siete?»
Ian non fa in tempo a sentire la risposta e sviene. Si risveglierà la mattina dopo.
«Siamo gli Angel Witch. Voi chi cazzo siete belle fighette?» Risponde Kevin Heybourne, apparentemente il cantante.
«Angel Witch? Magari Angel Bitch? Ma come cazzo vi vestite? E soprattutto COSA CAZZO È QUESTA MERDA??!!» Interviene Sumner e continua, «noi siamo i Joy Division e questo è il nostro studio!»
«Joy Division? Altro che belle fighette, che cazzo di nome è?»
Lo scambio di insulti si fa sempre più caldo, fino a quando Peter Hook attacca il suo basso e inizia a suonare l’intro di Disorder.
Kevin Heybourne è divertito. Prende il microfono e urla «SERIAMENTE, COSA CAZZO È QUESTA MERDAAAA??!!»
Nessuno sa come o perché, ma mentre Morris si prende cura di Ian Curtis, ci si ritrova con Hook al basso, Heybourne voce e chitarra, Sumner all’altra chitarra, Riddles alla tastiera e Hogg alla batteria.
«Voi siete delle fighette del cazzo, potreste avere un mucchio di figa ai concerti e invece fate i depressi di merda. Ve le scrivo io le canzoni.»
“Silhouette, stiletto high, Sin tight leather shine, it’s nylon night, Like a cat I’m there, outta sight, Prowl in the night, Danger and desire keep me alive, Oh there’s nothing inside, nothing inside”
Heybourne urla con tutta la voce che ha in corpo e inizia a sciorinare riff metal sopra alle ritmiche ossessive di Hook. La batteria segue la chitarra del cantante, mentre Sumner si inserisce ogni qual volta Heybourne si ferma per vomitare. Riddles che smanetta con il synth di Sumner crea un’atmosfera surreale.
«COSA CAZZO È QUESTA MERDAAAA??!!»
Entra Martin Hannett, il produttore dei Joy Division. «Ho accettato questo lavoro perché non eravate un altro gruppo heavy metal del cazzo, nemmeno dei punk di merda! Cosa cazzo è questa roba! E cosa cazzo sono quei capelli lunghi del cazzo? Chi cazzo siete??!!»
Heybourne lo guarda come indemoniato e risponde: «Noi siamo gli Angel Witch e questi sono i nostri amici Joy Fucking Division. Ora tu, produttore del cazzo, te ne stai buono lì in un angolo. E se ti sento fiatare un’altra volta, ti faccio fare la fine di quello stronzo per terra dietro la porta.»
Martin Hannett, anche lui in evidente post-sbornia, si siede in un angolo e ascolta.
Una roba mai sentita prima. Sembrano i Led Zeppelin del cazzo, ma con molta più carogna, quasi punk. Ma allo stesso tempo hanno quel qualcosa di sperimentale come il demo dei Warszawa. Basterebbe offuscare un po’ quella voce bianca del cazzo, spappolare un po’ quella chitarra di mio nonno, e tutto sarebbe spettacolare. Come in trance agonistica inizia a registrare e smanettare con tutti gli effetti che si trova sottomano.
Il risultato è un demo talmente innovativo che la risposta della casa discografica è stata semplicemente…
«COSA CAZZO È QUESTA MERDA????!!!!»
E così i Joy Division registrano Unknown Pleasures, con Martin Hannett ad attingere a piene mani dalle sperimentazioni di quella folle giornata. Mentre gli Angel Witch tornano a Londra in autostop dopo settimane di ubriachezza molesta dimenticandosi completamente della surreale esperienza. L’anno successivo uscirà il loro disco eponimo, il clamore fu grande, ma il gruppo evaporerà presto grazie all’ego del folle Heybourne.
Nessuno seppe mai nulla di quelle poche tracce, nessuno. Fino a oggi. Melissa Moore, Grzesiek Czapla e Ben Brand hanno messo le mani sul documento originale di quella assurda giornata decidendo di dargli nuova vita. Il nome del progetto è SONJA, il disco s’intitola Loud Arriver, e anche nel 2022 rappresenta qualcosa che (quasi) nessuno aveva mai sentito prima.
Luca Di Maio
P.S.: inutile precisare che questa jam session non è mai esistita, è solo frutto della mia fantasia malata. Ma Loud Arriver esiste davvero, è magnifico, ed è la cosa più vicina possibile a questa stramba combinazione. Ascoltatelo!