C’è una premessa importante da fare in questo articolo: a me Jason Momoa sta simpatico. Sembra esattamente il tipo con cui andare a vedere un concerto rock, farsi due birre insieme e da cui farsi fregare tutte le tipe del locale mentre tu torni a casa da solo. È un metallaro, tra i suoi passatempi c’è quello di lanciare asce, e ha l’atteggiamento festoso e compagnone anche in contesti ufficiali. Insomma è un vero “cool guy”.
È anche interessante osservare il tipo di compagna che ha scelto: un’elegante e stilosa Lisa Bonet, anziché una bambola xy che cambia da tappeto rosso a tappeto rosso, come altri suoi colleghi. C’è anche da dire che la Bonet ha tutta quell’aria da regina nera che… non sei tu a scegliere lei, ma lei te. E muto.
Ci sono anche cose che mi danno noia di Momoa: lo si vede ovunque. Le produzioni lo piazzano a ogni occasione, come il “Camogli” negli autogrill. Viene elogiato sui social come modello assoluto di uomo da desiderare, sposare, imitare. Perché se il body shaming miete vittime tra le donne, il beard-and-tatooes-shaming lo fa nelle file degli uomini. Qualcuno ha detto ipocrisia? No no, è sana invidia.
Invidio il fatto che è un figo? Quanto voi invidiate il fatto che lo sia Scarlett Johansson. Ora, il parallelismo tra farsi trascinare dalla morosa a vedere il film di Aquaman con Momoa che viene annaffiato dalle onde senza maglietta e portare la morosa a vedere gli Avengers con la Johanson come Vedova Nera in tuta di pelle attillata sono OVVI.
Dove non vedo parallelismi è la loro reazione alla cosa. La Johansson quando è intervistata dai giornalisti sul suo personaggio in merito alle sue curve piuttosto che alla caratterizzazione si incazza (minuto 3.03). La fa con una ragione, perché in carriera ha accumulato un portfolio di ruoli che non hanno niente a che fare con la sua bellezza.
Momoa ha ricoperto metà dei ruoli della Johansson ed è più vecchio di cinque anni. Spesso questi ruoli gli son stati cuciti addosso per la sua presenza fisica ed estetica, come un blando product placement. C’è da dire che non sembra che la cosa gli importi molto. Non che ci sia niente di male in questo, ma fa riflettere…Ok, a voler essere onesti: ci ha riso sopra, facendo ridere anche noi. Come dicevo, è un tipo simpatico.
Quindi perché ho scritto questo articolo? ecco il motivo scatenante:
Gira voce che potrebbe essere lui il volto di Kratos per il futuro film su God of War della Universal Picture. Momoa non mi ispira nel suo ruolo, per alcune ragioni chiave: è giovane, con un viso pulito (sotto la barba), e SORRIDE. Kratos non sorride mai, in nessun gioco. La cosa più simile a un’espressione felice per Kratos è una smorfia di rabbia. Fine.
C’è da puntualizzare una cosa: avevo lo stesso timore per Henry Cavill nel ruolo di Geralt per la serie The Witcher. Cavill si è dimostrato ingessato e mono-espressivo in molti suoi ruoli, ma soprattutto: si trascina dietro l’onta del peggior Superman della storia del cinema. Nei panni del famoso cacciatore di mostri videoludico però… MI HA CLAMOROSAMENTE SMENTITO. Fa sorridere quanto è perfetto, e si sorride perché non te lo aspettavi.
Cosa ci insegna questo? Molto del lavoro di un’attore può essere compromesso in maniera totale da script, scelte di produzione e di regia. Ci sono POCHI casi in cui un attore da solo può rendere decente un film mediocre e serve un mostro sacro per farlo (mi viene in mente Al Pacino in S1mone, soprattutto nel monologo chiave del film). Tutti gli altri, anche i buoni mestieranti (che ringraziamo per il loro lavoro), difficilmente si scollano di dosso un personaggio costruito male.
Jason viene infilato in produzioni dove possa sfoggiare il suo sguardo magnetico e le spalle enormi, per attirare fan come carta moschicida. Credo di non aver mai assistito a un fenomeno tanto sorprendente come l’ampio l’accesso a un film su un personaggio considerato “per nerd”, da parte della popolazione femminile, quanto è accaduto per Aquaman. E in questo lui, sì, è il vero signore dei mari.
Se vogliamo distanziarci dal paragone con la Johansson possiamo parlare di Matthew McConaughey (di cui ho copincollato il nome, perché DAI). Per anni Matthew ha accettato ruoli in commedie romantiche dove poteva correre sulla spiaggia senza maglietta (parole sue). Dal 2010 ha iniziato a rifiutare questi ruoli, riprendendo a lavorare dal 2012 con interpretazioni dove potesse mettere alla prova le sue abilità anziché gli addominali. Di questi ruoli ricordiamo il magnetico Rust Cohle nella prima stagione di True Detective (2014), o Cooper di Interstellar (2014, Christopher Nolan). C’è ovviamente da menzionare Dallas Buyers Club, per cui ha vinto l’oscar, ma che io non ho ancora visto (sì, lanciatemi pietre).
Per cui, per quanto si possano incolpare le produzioni, un po’ di responsabilità nella tua carriera la metti anche te. E in definitiva, non vedo l’ora di brindare alla sua salute per una prova di vera recitazione sul grande schermo.
Lo so, lo so: avete letto sino a qui pensando che avrei scritto le peggio cose su di lui, pronte a scatenarvi a difesa del vostro beneamato. Invece non c’è molto da dire, anche perché il nostro bonazzo non ha ancora avuto l’opportunità di esprimersi in un ruolo diverso da “un Jason Momoa con un costume diverso”. Però anche io, come gli studios, ho sfruttato i suoi addominali per farvi arrivare fino al termine di questo articolo. E in fondo, non è questo che fa riflettere?
Nota: ho appreso durante la scrittura di questo articolo che il nostro Jason vestirà i panni di Duncao Idaho nella produzione di Dune di Villeneuve prevista per quest’anno. È un film che attendo sacrificando galletti agli antichi Dei perché non sia una ciofeca e lui ha il ruolo di un personaggio amatissimo dai lettori (il libro devo ancora leggerlo, ma lo affronterò durante questa quarantena). Quindi: Jason, I’m watching you.
Andrea Montefiori