The Orville è la migliore serie di Star Trek dai tempi di Deep Space Nine. Unico problema, non è una serie di Star Trek.
Parliamo di The Orville in quanto pochi giorni fa è partita negli USA la seconda stagione, che sarà trasmessa da Fox Italia nei prossimi mesi, e vogliamo cogliere questa occasione per fare una rapida panoramica sulla serie e capire perché ogni appassionato di fantascienza dovrebbe guardarla.
Sono arrivato a dire che si tratta di una serie di Star Trek in quanto di fatto non lo è soltanto nel nome. L’estetica è quella di The Next Generation, la struttura degli episodi è a metà proprio tra TNG e la Serie Classica, e l’ambientazione ha subito talmente poche variazioni che è al limite del plagio. Da grandissimo estimatore di Star Trek dovrebbe ribollirmi il sangue, invece la realizzazione è talmente incantevole che non posso fare altro che inchinarmi di fronte a una dimostrazione di così tanto amore per il prodotto originale.
Certo, perché Seth MacFarlane (creatore della serie e protagonista principale, già l’uomo dietro a I Griffin, American Dad e Ted) è un noto appassionato della saga creata da Gene Roddenberry e più volte aveva cercato di essere coinvolto in un suo rilancio. Nessuno gliene ha mai dato la possibilità, così lui ha convinto la Fox a fargli creare la sua versione.
Una versione uscita praticamente in contemporanea con la nuova “vera” incarnazione di Star Trek, ovvero Discovery, alla quale è impossibile non paragonarla, e dal cui confronto The Orville esce vincitrice con distacco. Parleremo di Discovery nei prossimi giorni in quanto anche la sua seconda stagione è in arrivo, ma diciamo che è come confrontare un film sui Transformers con uno di Woody Allen. Con tutti i pregi e i difetti dei due mondi che rappresentano.
The Orville è un’incredibile anomalia nella televisione di oggi in quanto riesce a funzionare senza essere serializzata, ovvero come il vecchio Star Trek, o magari ancora più propriamente come X-Files. Infatti c’è una sorta di arco narrativo di fondo, ma quasi tutti gli episodi sono godibili singolarmente senza problemi. Alterna momenti drammatici, ad altri comici, quasi demenziali, ma sempre con un occhio alla società attuale (ricordiamoci che MacFarlane è diventato famoso per I Griffin, che certo fa ridere, ma è un continuo e infuocato commento sociale sul disastro dell’America contemporanea).
La comicità, a volte anche molto spinta, non disturba mai, perché alla fine l’episodio arriva sempre al vero cuore narrativo. In alcuni casi il cuore è anche molto leggero, come tanti episodi della Serie Classica o di TNG, in quanto MacFarlane ha ben chiaro che la fantascienza serve anche per passare un messaggio positivo per il futuro, non solo per farci riflettere sui potenziali pericoli del progresso stile Black Mirror.
A proposito, il settimo episodio Majority Rule è meglio di tutte le ultime due stagioni di Black Mirror messe assieme. Una attenta e ragionata riflessione su opinione pubblica, populismo, informazione e social network; il tutto realizzato in modo dissacrante e irriverente. Niente snobismo fatto per sembrare intelligenti: dritto al sodo e con ironia.
I personaggi poi sembrano persone vere. Infatti un difetto che si trova in quasi tutte le incarnazioni di Star Trek è che i personaggi, seppur perfettamente delineati da un punto di vista psicologico per quello che devono rappresentare, raramente si comportano da persone vere. Sono dei simboli, dei simulacri. Spesso meravigliosi, ma ti fanno sempre sentire in soggezione (i buoni) o superiore (i cattivi). Il Capitano Mercer e la sua banda di esploratori improvvisati in The Orville fanno battute come le faremmo noi, si fanno gli scherzi e si ubriacano come tutte le persone normali. Il tutto è a misura d’uomo comune, semplicemente nello spazio.
Coinvolti nella realizzazione della serie abbiamo un grandissimo numero di personalità del mondo Trek tra cui il Comandante Riker Jonathan Frakes, il Tenente Paris Robert Duncan McNeil, Brannon Braga, André Bormanis e David A. Goodman. Il primo episodio è diretto da Jon Favreau (Iron Man) e tra gli attori ospiti ci sono niente meno che Charlize Theron e Liam Neeson. Questo vuol dire poco in quanto anche Discovery ha coinvolto Frakes e tanti altri personaggi anche più importanti, ma è giusto per evidenziare la serietà del progetto.
In ogni caso quello che The Orville offre, e che nessuno ormai propone più in TV, è quel senso di pienezza, di completamento e di soddisfazione che senti alla fine di ogni episodio, caratteristica propria di un prodotto non serializzato. Negli anni duemila si è avvertito solo nelle prime due stagioni di Black Mirror e a sprazzi su X-Files, Enterprise e Voyager. The Orville però è diverso, mi riporta davvero a The Next Generation o forse anche di più alla Serie Classica. A Kirk, Spock e McCoy che si prendono in giro dopo aver aiutato un pianeta basato sulla mafia italo-americana, a quel senso di riflessione misto leggerezza che manca davvero tanto nella frenetica corsa all’episodio successivo tipica degli ultimi tempi. Speriamo che la seconda stagione sia all’altezza, sicuramente vi terrò aggiornati.
Luca Di Maio
Io, grande fan di Star Trek, ho mollato la Discovery per seguire The Orville. Lì ho ritrovato le atmosfere e le dinamiche di Next Generation e la seconda stagione la trovo anche migliore, in quanto mi è sembrata meno demenziale, solo con lo spunto ironico che la distingue.
Perché non hanno dato Star Trek a MacFarlane e Favreau? Avrebbero fatto un miracolo, sono due geni
Eh sì! Io però devo dire che sono rimasto mediamente deluso dalla prima stagione di Discovery, mentre sia la seconda (grazie a Pike, ho anche scritto un articolo a riguardo) che la terza mi sono piaciute abbastanza. Al cuore sono decisamente Trek se ignori la patina moderna di combattimenti e esplosioni. Certo, The Orville invece è quasi come guardare TNG 🙂 E concordo, anche secondo me la seconda stagione è ancora meglio, speriamo che la terza si riveli all’altezza!