Il mondo trova sempre il modo di metterti in difficoltà. Qualche anno fa in un lungo articolo andavo predicando di essere perfettamente in grado di separare l’arte dall’artista; la musica è la musica, poi se sei una persona di merda mi interessa il giusto. Ecco, fino a quando l’ultimo incredibile disco di Steven Wilson The Harmony Codex è uscito giusto una decina di giorni prima dei recenti accadimenti di Gaza. E di Wilson che si schiera apertamente a favore di Israele scrivendo: “Israele è stato lasciato senza alternative, non c’è nessuna cosa giusta da fare, c’è solo quello che deve essere fatto, non importa quanto difficile e poco piacevole possa essere”. E io rispondo: vaffanculo Steven. Dopo due dischi che per motivi diversi non mi hanno esaltato (bella l’idea di The Future Bites, ma la realtà è che mi riascolto solo due canzoni, e bello il ritorno dei Porcupine Tree, ma trovo Closure/Continuation l’opposto di quello che è Steven Wilson sotto il profilo filosofico), tu mi tiri fuori quello che potrebbe essere il tuo capolavoro, o quantomeno un disco al livello di Hand.Cannot.Erase, Insurgentes e Fear of a Blank Planet, ma nel frattempo mi giustifichi un g€noc1d1o?
Comprendo che rispetto a quello che succede laggiù, io mi sto lamentando dei miei sentimenti feriti da un musicista dalla morale ingiustificabile, e quindi potrei anche tacere. Ma io parlo di musica, e la musica per me è sentimenti, la musica per me è emozioni. E le emozioni che mi tira fuori The Harmony Codex sono così un misto tra gioia e dolore, che io non ci sto dentro. Un disco che è davvero la musica del futuro con questa commistione di elettronica organica, jazz, chitarrismi progressivi, piano classico, atmosfere ambient, e dovrebbe darmi solo gioia. Quella gioia di Steven Wilson, quindi mista depressione nera, ma mai dolore, mai odio. Invece per quanto trovi The Harmony Codex un disco quasi perfetto, esco da ogni ascolto incazzato nero. E nel mio masochismo continuo ad ascoltarlo, e continuo a odiarlo.
Per chi separa quindi, ascoltatelo all’infinito e gioitene. Per chi non separa sappiate che potete scrivermi, e odiarlo con me.