Un paio di mesi fa stavo buttando via minuti preziosi scorrendo Facebook come un drone lobotomizzato; mi capita purtroppo abbastanza spesso, fino a quando mi sono fermato sul meraviglioso sorriso di Anneke Van Giersbergen. I suoi occhi e la sua gioia genuina sono riusciti a ipnotizzarmi e guidarmi a leggere il suo post. Annuncia che nella noia del lockdown ha scelto alcuni artisti a cui prestare la voce nei loro nuovi album; interessante, encomiabile, ma niente di incredibile. Sempre ipnotizzato dal suo sguardo continuo a leggere e mi casca l’occhio sul secondo e ultimo gruppo denominato The Gathering Gloom.
Considerando che Anneke è Anneke grazie ai suoi anni nei The Gathering, posso immaginare il motivo della mia attenzione. Poi però la descrizione continuava con “i The Gathering Gloom utilizzano elementi di trip hop, progressive rock e metal atmosferico per creare paesaggi sonori unici appropriati per ogni giorno di pioggia”. Interessante. Quando il rock si fonde con il trip hop drizzo sempre le orecchie. Clicco sul nome, entro nella pagina, poco più di 200 “like”, strano. Passo al loro BandCamp, uno stralcio di un pezzo elettronico atmosferico, interessante, ma un po’ poco. Seguo le pagine e me ne dimentico.
Nelle settimane successive ho visto al volo un po’ di aggiornamenti di quello che in realtà non è un gruppo, ma un progetto del polistrumentista californiano Mar Stacey. Poi pochi giorni fa esce l’album, solo in digitale, e come posseduto dal sorriso di Anneke decido di dargli 5 dollari per comprarlo su BandCamp.
I 5 dollari meglio spesi della mia vita.
The Quarantimes è un EP di poco più di 20 minuti che racchiude tutto ciò che era stato descritto da Anneke e molto di più. È semplicemente il migliore connubio di rock e trip hop mai prodotto. Vi troviamo una intro atmosferica, un pezzo con elementi doom metal, l’altro con un assolo pinkfloydiano, l’altro ancora con il supporto di un meraviglioso violoncello. Il tutto sorretto da questa base ritmica downtempo chiaramente figlia del famoso sound di Bristol.
Ah sì, poi c’è anche il pezzo con Anneke. Il disco era riuscito a farmi dimenticare completamente il sorriso e, se vogliamo dirla tutta, Masquerade è il momento meno interessante del disco. Il duetto con Mar è di pregevole fattura, ma è forse la composizione meno originale. Per il resto siamo a livelli altissimi: Mar Stacey ha una voce calda bellissima, ha creato dei suoni splendidi (nonostante il disco sia completamente autoprodotto a casa) e delle atmosfere angoscianti meravigliose.
Angoscianti e meravigliose. Mi piacciono i quasi ossimori. Dal titolo The Quarantimes è evidente di cosa parli il disco. Parla di tutto quello che stiamo provando da ormai tantissimi mesi, della voglia di uscire, della voglia di contatti umani e di quello che queste mancanze possono fare alla nostra piccola testa. I testi sono tutti veri e sentiti; per quanto diversi mi hanno ricordato l’intensità di Ondara in Tales of Isolation.
Il connubio tra rock e trip hop è un qualcosa di fugace nella storia della musica. Sicuramente tantissimi gruppi rock e metal sono stati influenzati dal sound di Bristol, ma pochi ne hanno incorporato elementi strutturali importanti o si sono lanciati direttamente nel genere. L’argomento meriterà probabilmente un articolo a parte, ma The Quarantimes mi ha ispirato a fare una cernita di questi importanti esempi e distillarli nella playlist allegata intitolata Rocking Trip Hop.
I pezzi del progetto The Gathering Gloom sono la cornice di questo viaggio tra le interessanti sperimentazioni del mondo metal di fine anni novanta, tra gruppi incredibili ma veri come gli Archive, e il ritorno di fiamma dell’universo progressive negli ultimi anni. Noterete una serie di mostri sacri non da poco, e noterete che il nostro Mar Stacey non sfigura affatto, anzi spesso si erge al di sopra di tutti grazie all’altissima qualità della sua produzione.
A oggi ha 15 followers e 19 ascoltatori su Spotify. L’ingiustizia delle ingiustizie. Andate ad ascoltarlo, dategli 5 dollari su Bandcamp per avere i file a una qualità decente, spingetelo a esplorare sempre di più questo meraviglioso connubio in quanto nessuno prima di lui era mai riuscito a farlo così bene.
Luca Di Maio