“Potete scommettere che da qualche parte esiste un universo parallelo nel quale il capolavoro dei Winterhawk Free to Live è più osannato di Stairway to Heaven e Jordan Macarus suona nei Deep Purple al posto di Steve Morse. Sì, i Winterhawk sono così spettacolari.”

Parte col botto la rubrica All’improvviso uno sconosciuto e si potrebbe chiudere qui. Questa libera citazione da una recensione di Classic Rock dovrebbe bastare a farvi capire che Revival dei Winterhawk è senza ombra di dubbio il disco sconosciuto più incredibile al mondo, e addirittura uno dei dischi più incredibili e basta.

La band si forma a fine anni ’70 grazie al suo leader indiscusso Jordan Macarus (chitarra e voce part time), si esibisce dal vivo a Chicago e dintorni, nel ’78 registra un album dal vivo che non verrà rilasciato per molti anni, e poi si scioglie. Nel 1982 per qualche scherzo del destino Macarus ricompone il gruppo e grazie a Dio riesce a registrare Revival prima di un altro scioglimento, e…habemus capolavoro!

Si tratta di una gran selezione di tutti i pezzi che suonavano anni prima e contiene un quantitativo di riff e assoli che a band normali basterebbero per una decina di dischi. I pezzi scritti in solitaria da Macarus e cantati dal bassista Doug Brown sono qualcosa di indescrivibile. Revival, Period of Change e Free To Live sarebbero degli super-classici in qualsiasi disco di Purple, Zeppelin e Wishbone Ash. Musicalmente devono un po’ a tutta la scena anni ’70, ma anche a quella Rock’n’roll del decennio precedente. Vocalmente invece ci troviamo di fronte ad un Robert Plant sotto steroidi: a fine anni ’70 delle voci così semplicemente non esistevano ancora. Il basso ti accarezza per tutto il disco e ti porta in giro per delle incredibili cavalcate. Free to Live non si può descrivere: assolo dopo assolo, tra il super tecnico e l’emozionale, il cantato è straziante e trasuda libertà da tutti i pori. Per quanto mi riguarda è uno dei pezzi più belli di sempre. Potrei descrivere tutti gli altri, ma suonerebbe peggio di un Harmony: tra l’innamorato e l’arrapato.

Revival sono seguite alcune uscite così assurde che non fanno altro che contribuire alla leggenda di questa band: nel ’92 esce un secondo album senza Doug Brown, inizialmente solo in cassetta (spettacolo!), Wind From The Sun, bella la titletrack, si ascolta bene, ma alla fine non rimane. Nel ’98 Revival viene ristampato su CD con 3 pezzi bonus registrati negli anni ’80 (Fallen Dinosaur merita davvero) e nel 2002 finalmente viene alla luce il disco dal vivo del ’78 There and Back Again con anche alcuni dei pezzi che non erano finiti su Revival e versioni leggermente diverse: spettacolo puro. Infine ho trovato un sonnolento split del 2011. Basta.

Macarus attualmente ha mille altri progetti di una tristezza infinita e ogni tanto recluta alcuni sgherri per suonare ancora come Winterhawk; recentemente sono passati anche in Grecia. Sarebbe figo vederli, ma ho come il sospetto che la magia sia finita in quello studio di Chicago a capodanno del 1982 per non ritornare mai più. Pagherei invece oro per poter fare un giro in quell’universo parallelo in cui Macarus è stato prolifico quanto Ritchie Blackmore, ha scritto almeno sei/sette dischi di livello paragonabile a Revival, Free to Live è insegnata in tutte le scuole elementari come base di vita. Per fortuna un uomo può sognare…

Luca Di Maio

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